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DAREDEVIL SELFIE IN GITA SCOLASTICA: IL DIRIGENTE ANNULLA I VIAGGI DI ISTRUZIONE


Un modo sciocco per sfidare la morte. Una moda insensata sempre più diffusa. Si chiama daredevil selfie e consiste nel farsi un autoscatto (esiste ancora, sapete, questo termine nel dizionario!) in situazioni pericolose. C’è chi lo fa sui binari con il treno in arrivo, chi si immortala al volante percorrendo l’autostrada a velocità folle, chi mentre prende al volo lo skilift e chi con un’arma puntata alla tempia, stile roulette russa, sfida la sorte. Solo qualche esempio, il tutto all’unico scopo di guadagnarsi qualche like sui social network. Perché, va da sé, questi selfie poi vanno rigorosamente condivisi. Prodezze da ammirare, insomma.

Ma se il daredevil selfie viene scoperto da un dirigente scolastico e riguarda il comportamento degli studenti in viaggio con la scuola, allora sono guai. Se il dirigente in questione si chiama Aldo Durì, i guai sono molto seri.

Il dirigente Durì è a capo dell’Isis di Cervignano del Friuli (Udine) e fa spesso parlare di sé sui quotidiani locali per la sua rigidità e rigore. In passato aveva imposto un dressing code (su cui concordo al 100%) che metteva al bando bermuda e canotte, sconsigliando l’uso degli infradito. Poco gradita a questo dirigente anche l’amicizia tra docenti e studenti su Facebook (e anche su questo concordo), se non vietata almeno sconsigliata. Più recentemente ha puntato il dito sull’uso sconsiderato di WhatsApp da parte delle famiglie: secondo Durì, i gruppi nati su WhatsApp permettono che «alcuni docenti siano accusati delle più diverse malefatte senza potersi difendere in un confronto franco e leale. In questo modo si crea un clima avvelenato, che non favorisce la convivenza all’interno delle classi e neppure i rapporti tra scuola e famiglia». Da qui l’appello a non veicolare in questo modo maldicenze varie in favore di un dialogo più costruttivo tra le componenti scolastiche.

Insomma, questo preside che forse non tutti vorrebbero avere ma che senza ombra di dubbio sta tentando di mettere un po’ d’ordine nel suo istituto, ultimamente ha dovuto fare i conti con un daredevil selfie scattato da uno studente in viaggio di istruzione all’estero. Il ragazzo si è immortalato mentre era seduto sul davanzale della finestra della camera d’albergo, situata al quarto piano, con le gambe a penzoloni. Non solo, pare che altri compagni si siano cimentati nella “prodezza” di scavalcare le finestre delle camere in cui erano alloggiati per raggiungere i compagni nelle stanze vicine. Questa prodezza, immancabilmente postata sui social, ha però ottenuto prodotto un effetto molto diverso dai like collezionati: Durì ha infatti vietato le “gite”, ammettendo solo uscite in giornata senza pernottamento. Questo perché, sottolinea il dirigente, «i professori accompagnatori si assumono una responsabilità da far tremare i polsi: in caso di incidente sono loro a dovere dimostrare di aver vigilato e di aver fatto tutto per impedire l’incidente e sono, ovviamente, responsabili dei minori loro affidati».

Ecco, per me Durì merita un monumento. E se i genitori protestano, possono anche mettersi in discussione, una volta tanto: potrebbero educare meglio i loro figli, renderli maggiormente responsabili, far capire loro che ci sono mode stupide, oltreché rischiose, da cui è meglio tenersi alla larga.

Il dirigente dell’Isis di Cervignano non ha mai nascosto di essere contrario ai viaggi di istruzione perché se è vero che «in tanti casi hanno un reale valore culturale e si inseriscono coerentemente nel percorso formativo, in altri casi di istruttivo hanno solo il pretesto e si riducono a viaggi turistici in comitiva con la scuola, che ormai svolge le funzioni di un’agenzia di viaggio.» Durì ha anche dichiarato di aver tentato di «porre un argine a questa deriva, riconducendo queste uscite a un contesto educativo rigoroso». Evidentemente aspettava l’occasione giusta per dire basta. Gli si è presentata su un piatto d’argento, come si suol dire, grazie al daredevil selfie e a qualche studente decisamente indisciplinato. Peccato che poi ne facciano le spese anche tanti allievi che hanno la testa ben piantata sul collo. Ma si sa, la scuola è una comunità e la responsabilità di uno o pochi ricade su tutti.

[fonte: Messaggero Veneto; immagine da questo sito]

NUOVO “CASO CROCIFISSO” A TRIESTE: PROF GAY LO TOGLIE DALL’AULA E VIENE CENSURATO

crocefissoQuel crocifisso in classe non s’ha da tenere. Ogni tanto ne viene fuori una nuova ma questa è proprio particolare. Qui non si tratta, come capitato anni fa, di una famiglia che protesta perché non le garba che il crocifisso se ne stia attaccato al muro di un’aula scolastica. Protagonista di questa vicenda è un docente che ce l’ha con il Vaticano e quindi non gradisce di essere osservato da un Cristo in croce mentre fa lezione.

Siamo a Trieste, al liceo Carducci-Dante (obbrobrio causato dall’accorpamento fra istituti voluto dall’ex ministro Gelmini … e per fortuna che Carducci era un estimatore del Sommo Poeta!). Davide Zotti è un professore dichiaratamente gay che, ad ottobre scorso, ha tolto dall’aula in cui insegnava il crocifisso, giustificandosi così con gli studenti: «come docente e omosessuale non posso più accettare di svolgere il mio lavoro in un luogo, l’aula, segnato dal simbolo principale della Chiesa cattolica, che continua a calpestare la mia dignità di persona omosessuale».

Motivo di tale astio? Le parole del cardinale Camillo Ruini che, all’indomani della polemica scaturita dalla registrazione dei matrimoni tra omosessuali, contratti all’estero, in vari Comuni italiani, difendendo la famiglia tradizionale e il matrimonio eterosessuale aveva dichiarato immaginari i diritti delle persone omosessuali.

Nonostante Zotti, tramite il suo legale, avesse chiesto l’archiviazione del caso, a un mese e mezzo dal fatto l’Ufficio Scolastico regionale del Friuli – Venezia Giulia ha emesso il verdetto: censura. In sostanza, poco più che un ammonimento scritto.

«È arrivata una lettera firmata da Pietro Biasiol, vicario dell’Usr con le contestazioni di addebito. Nella missiva – spiega Zotti – mi informano che è stato avviato un procedimento a mio carico. Le accuse riguardano il fatto di aver rilasciato dichiarazioni ai mezzi di stampa senza autorizzazione; di aver pregiudicato l’immagine dell’amministrazione e della scuola. Non solo. Mi accusano di aver rimosso un arredo scolastico ma non usano mai la parola crocefisso e fanno riferimento ai Regi Decreti del 1924 e del 1928”».

Insomma, in Italia i regi Decreti, se non abrogati, valgono tuttora. Che ci piaccia o meno. A mio parere il docente poteva fare le sue rimostranze con la dirigente ed evitare di fare una lezione a difesa dei diritti omosessuali e contro la Chiesa. Un insegnante dovrebbe astenersi dai riferimenti alla propria vita privata e cercare di non influenzare gli studenti proponendo una visione personale della realtà che li circonda. Credo che si sarebbe potuto benissimo proporre una conferenza sul tema in occasione di qualche assemblea d’istituto, invitando a partecipare esponenti delle parti avverse. Sarebbe stato molto più costruttivo che togliere dalla parete il crocifisso che, tra l’altro, stava lì indisturbato da tempo e assisteva in silenzio alle lezioni del professore senza turbarlo affatto.

E voi che ne pensate?

[fonte: Il Piccolo]

SE LA SUPPLENTE E’ … UN UOMO

michele romeoImmaginiamo una classe di liceali alla quale viene annunciato l’arrivo di un supplente: Michele Romeo. Fin qui tutto normale direi.

Immaginiamo ora lo stupore con cui viene accolto il supplente quando si presenta in aula vestito da … donna. Il primo pensiero è quello che rimanda a un errore. Certamente l’annuncio era sbagliato. Al posto dell’insegnante titolare di quella cattedra doveva arrivare una donna, mica un uomo.

E invece no. La “signora” che si presenta alla scolaresca con la gonna e le scarpe col tacco è proprio Michele Romeo, insegnante di origine pugliese che da anni vive a Trieste dove collabora con i Dipartimenti di Scienze Chimiche e Farmaceutiche della locale Università.

Immaginiamo, allora le reazioni. Quelle dei colleghi, quelle dei ragazzi, quelle dei genitori. Evidentemente diverse, perché diverso è il modo di accogliere chi è diverso, e scusate il bisticcio di parole. Un uomo vestito da donna, con mascara e fard sulla faccia non rientra nella “normalità” di un tranquillo liceo dove tutto scorre nel più normale dei modi. Dove chi siede in cattedra e si chiama Michele è vestito da uomo e non porta i tacchi a spillo.

Siamo a Trieste, al liceo scientifico Oberdan. Il supplente in questione ha un curriculum di tutto rispetto: laurea in Fisica a Lecce, esperienze all’estero, fra cui i due anni passati a Monaco di Baviera dove ha lavorato come ricercatore associato al Politecnico. E poi la collaborazione con l’ateneo giuliano. Ora una supplenza tardiva, a ridosso dell’ultima campanella di quest’anno scolastico, nel più prestigioso liceo scientifico cittadino.

Tutto normale per la dirigente, professoressa Maria Cristina Rocco, che è cosciente della “stranezza” della situazione ma difende la (il?) supplente Romeo perché preparato, all’altezza del compito affidatogli. Comprende ma non giustifica la perplessità di alcuni genitori che da qualche giorno sembrano essere sul piede di guerra.

«Le reazioni di alcuni genitori mi stupiscono, è allucinate che un insegnante venga giudicato dagli abiti che indossa, – afferma la Rocco – la legge tutela i diritti di tutti e siamo noi a dover imparare che la normalità non è rappresentata dalla cosa più frequente che siamo abituati a vedere». «Prima che il professor Romeo iniziasse le supplenze – precisa poi – ho parlato con lui perché capivo che la situazione poteva essere delicata. Ho scoperto una persona estremamente professionale, preparata, educata che ha mantenuto un’anagrafica maschile, porta abiti da donna garantendo comunque il rispetto per il decoro».

E già, però sembra un po’ strano, anche se anagraficamente corretto, parlare di “professore” e riferirsi ad una persona che ha l’aspetto femminile, che indossa la gonna e le scarpe con il tacco.

Ma come appare agli studenti il prof Romeo?
«Ci siamo messi a ridere, ovvio, – afferma una studentessa del liceo – qualcuno l’ha anche fotografato, incredulo, e per far poi vedere ai genitori. So che qualcuno vuole scrivere al Provveditorato».
E ancora: «Quando si è presentato sono rimasto di stucco – ammette Luca – a noi alunni chiedono di indossare abiti consoni e anche per gli insegnati dovrebbe valere la stessa regola».

Sembra, dunque, che i ragazzi siano più intransigenti rispetto alla dirigente. E i genitori non sono da meno, visto che la notizia si è sparsa in men che non si dica tramite il solito tam tam telefonico.
«Rispetto il diritto del professor Romeo di vestirsi come vuole in ambito privato, – dichiara il padre di una studentessa della seconda classe – ma in ambito scolastico lo trovo inopportuno».

Alla fine una domanda è lecita: conta di più l’aspetto della preparazione professionale? Pare di sì. Mi ritorna in mente il caso di una maestra che aveva partecipato al concorso di Miss Italia e per questo era sembrata poco consona a quel ruolo.

Insomma, l’abito fa il professore o lo fa la sua esperienza e la sua preparazione?

[LINK della fonte; immagine da questo sito]

DAL PROFILO GOOGLE DEL PROF ROMEO HO TROVATO QUESTO VIDEO. MI SEMBRA INTERESSANTE.

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Il post è pubblicato anche sul blog “Scuola di vita” del Corriere.it. QUI potete leggere gli altri miei contributi.

IL CALENDARIO SCOLASTICO 2013/14 REGIONE PER REGIONE

 

Le vacanze sono ormai agli sgoccioli ed è tempo di pensare al nuovo anno scolastico che pare non iniziare sotto i migliori auspici. In molte regioni, infatti, il taglio degli organici ha causato non pochi problemi e suscitato molte polemiche.

Non sarà, dunque, un inizio anno tranquillo ma i calendari regionali sono usciti. I primi a rimettere piede in aula saranno gli studenti altoatesini, che inizieranno il 5 settembre, ma la maggior parte delle scuole riapriranno i battenti tra l’11 e il 16.

Quest’anno c’è una novità: l’inserimento delle feste ebraiche e greco-ortodosse.
Il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza inaugurerà l’anno scolastico a Casal di Principe. La scelta è stata dettata dalla volontà di essere presente su una scuola e in un luogo significativi per enfatizzare l’importanza dell’avvio dell’anno e anche l’importanza per il governo di stare vicino a chi opera in un territorio particolarmente complesso.

Il calendario delle festività, in conformità alle disposizioni vigenti, relative all’anno scolastico 2013/2014, è il seguente:

tutte le domeniche;
il 1° novembre, festa di tutti i Santi;
l’8 dicembre, Immacolata Concezione;
il 25 dicembre, Natale;
il 26 dicembre, Santo Stefano
il 1° gennaio, Capodanno;
il 6 gennaio, Epifania;
il giorno di lunedì dopo Pasqua;
il 25 aprile, Anniversario della Liberazione;
il 1° maggio, festa del Lavoro;
il 2 giugno, festa nazionale della Repubblica;
la festa del Santo Patrono.

PER VEDERE TUTTI I CALENDARI REGIONALI PER L’A.S. 2013/14 CLICCA QUI.

Io pubblico qui di seguito quello del Friuli – Venezia Giulia, la mia regione.

Inizio lezioni: 12/09/2013

Ponte di Ognissanti: 1-­2/11/2013

Vacanze di Natale: dal 23/12/2013 al 04/01/2014

Carnevale: 3­-4­-5/03/2014

Vacanze di Pasqua: dal 17/04/2014­ al 22/04/2014

Ponte del 25 aprile: 26/04/2014

Fine anno scolastico: 11/06/2014

PICCOLI GENI … NON SOLO AL LICEO

ermes-capovillaAnche quest’anno i dati che riguardano le iscrizioni alle scuole superiori rivelano che un ragazzo su due preferisce frequentare un liceo, specie se scientifico, piuttosto che iscriversi in un istituto tecnico o professionale.

Eppure i motivi per privilegiare l’istruzione tecnica o professionale a quella liceale possono essere tanti, uno fra tutti: il non volersi impegnare a lungo termine in un percorso di studi che si concluda necessariamente con la laurea, considerato anche il rischio di trovarsi in mano il sospirato, sudato e costoso pezzo di carta senza trovare il lavoro dei sogni, o quantomeno quello per cui ci si è formati.

C’è un altro aspetto che non deve essere sottovalutato: i genitori spesso impongono ai figli la frequenza di un liceo non perché convinti delle capacità della prole ma semplicemente perché gli istituti tecnici e professionali vengono considerati scuole di serie b.
Senza contare che, quando il proprio figlio manifesta l’intenzione di frequentare un tecnico o un professionale, pur essendo intelligente e capace, mamma e papà inorridiscono in quanto pensano che quella del figlio sia una mente sprecata per quel genere di scuola. Eppure …

Ermes Capovilla ha 18 anni, frequenta l’Ipsia del mobile a Brugnera (Pordenone) ed è prossimo alla maturità. Oltre ad essere, presumibilmente, un bravo studente, ha l’hobby delle invenzioni e grazie alla sua creatività ha messo a punto un amplificatore fisico per iPod touch. L’aggeggio in questione è stato battezzato Booster 33, è compatto ed ecocompatibile e nel design s’ispira a una lattina da 33 cl.

Così spiega la sua invenzione lo studente, coadiuvato dal prof. Mirto Antonel: «E’ ecocompatibile, svincolato da batterie o prese di corrente. Il progetto sfrutta l’aspetto fisico del suono, la risonanza acustica. Una cavità interna, collegata direttamente allo speaker dell’iPod, permette una notevole amplificazione del suono».

Booster 33 è stato stampato in formato 3D in Belgio, dopo la programmazione software. Ermes ha investito nella ripoduzione del modello la paghetta di due mesi, 200 euro, per la stampa tridimensionale in polvere poliammide (plastica).

Il piccolo genio presenterà la sua invenzione nella tesina per l’esame di Stato 2013. «Ma ho ottenuto dei contatti a Hong Kong – rivela – che potrebbero aiutarmi in una eventuale produzione su scala mondiale. E’ chiaro: dopo averne valutato tutti gli aspetti».

Ed è altrettanto chiaro che il primo obiettivo per Ermes rimane la maturità. Niente sogni di gloria, per ora.

[notizia e foto dal Messaggero Veneto]

AGGIORNAMENTO DEL POST, 5 LUGLIO 2013

100/100 ALL’ESAME DI STATO PER ERMES CAPOVILLA

Diploma 2013 a quota 100 centesimi, per lo studente inventore Ermes Capovilla, all’Ipsia del mobile di Brugnera. Sugli scudi con la sua tesina che si posiziona sui mercati internazionali: un amplificatore per i-Pod corteggiato da tre aziende.
«Un creativo – sono i complimenti del presidente della commissione, Giovanni Dalla Torre – con grandi potenzialità». (LINK)

CONCORSO DOCENTI: IN FRIULI-VENEZIA GIULIA È STRAGE DI CANDIDATI

Mean teacherNello scorso dicembre ai test pre-selettivi si erano presentati 2.100 per 103 cattedre. La maggior parte dei candidati era costituita da donne, l’età media era 38,4 anni. Nello specifico, circa la metà aveva un’età compresa tra 36 e 45 anni.

Ora, dopo la correzione degli scritti, dei 300 ammessi solo 29 hanno superato le prove nell’ambito letterario (ma le cattedre a disposizione sono 36) e 26 persone per 6 posti nell’ambito economico.

I commissari d’esame giurano di essere stati equi e puntato il dito sulla scarsissima preparazione dei candidati.
La griglia di valutazione stilata dai commissari d’esame parla di pertinenza, correttezza linguistica, completezza e originalità. «Trattazione dei contenuti conoscenze disciplinari specifiche e competenze metodologico didattiche, coerente con il quesito», si legge fra i criteri. E ancora: «Contesti informativi adeguati. Correttezza ortografica, grammaticale e sintattica. Lessico appropriato. Registro linguistico e stile appropriati e coerenti al contenuto. Chiarezza espositiva».

Gli errori riscontrati nelle prove corrette sono di tutti i tipi: ortografici e sintattici, cui si aggiunge la scarsa originalità, la non aderenza alla traccia proposta (sono andati fuori tema, insomma) e le risposte lasciate in bianco. L’apoteosi dell’ignoranza, a quanto pare. E già si punta il dito contro l’università che oggi non prepara gli studenti. Ma come “oggi”? Se l’età media è di 38 anni?

Se consideriamo che, specie nell’ambito letterario, le cattedre disponibili non sarebbero coperte nemmeno se tutti i candidati ammessi all’orale fossero promossi, si dovrà attingere alle graduatorie dei non abilitati o comunque costituite da persone che non hanno superato nemmeno i test pre-selettivi. In che mani andranno a finire i nostri studenti?

E meno male che gli studenti del Friuli-Venezia Giulia risultano essere fra i più bravi in Italia nei test InValsi, perfettamente in linea, quando non la superano, con la media europea.

[fonte: Messaggero Veneto]

DISTRIBUZIONE DEI PROFILATTICI A SCUOLA: FAVOREVOLI O CONTRARI?

distributore_profilatticiUn articolo pubblicato sul Messaggero Veneto di oggi rispolvera un argomento che, qualche tempo addietro, fu di grande attualità: la distribuzione di profilattici nelle scuole superiori.

Ecco la notizia. Il Consiglio d’Istituto del liceo Grigoletti di Pordenone ha bocciato la proposta di installare un distributore di profilattici a scuola. Pare che i genitori e i docenti siano stati compatti e abbiano decisamente respinto la proposta. Di tutt’altro avviso gli studenti che protestano: «Mamma mia – si sfoga Già che posta lo sfottò al partito dell’astinenza sul web – ma siamo a Kabul o in Vaticano? Oppure nella cittadella del perbenismo?».

Non mancano, infatti, i sostenitori dell’educazione all’amore casto: «A scuola si va per studiare – spiegano -. La questione non c’entra con l’educazione».
In realtà l’educazione sessuale fa parte del più ampio progetto di Educazione alla salute che ogni scuola deve organizzare. Generalmente il programma di ed. sessuale si svolge in terza, anche se l’età media dei primi rapporti completi si è, negli ultimi anni, assestata sui 14.

In altre province italiane la distribuzione dei condom nelle scuole è una realtà da qualche anno. La Lega italiana lotta contro l’Aids, che da sempre sostiene la distribuzione (perlopiù gratuita, a spese della Regione) dei preservativi negli istituti superiori, si dichiara preoccupata per un aumento dei casi di Hiv a fronte della diminuzione dell’uso dei profilattici: «Abbiamo mandato centinaia di progetti a scuole di tutta Italia – spiega Massimo Oldrini del coordinamento milanese e nazionale Lila – ma alla fine quelle che hanno aderito si contano sulle dita di una mano. La verità è che in Italia i giovani hanno solo la farmacia e il supermercato, a un euro e 21 per cento di Iva. Non si fa così prevenzione».

Ora, io non vorrei sembrare bigotta ma sono decisamente contraria alla distribuzione dei profilattici nelle scuole. La prevenzione – sia essa a livello di gravidanze indesiderate sia per quanto concerne le malattie sessualmente trasmissibili – non c’entra nulla con la distribuzione dei preservativi. Da quando esistono, infatti, i ragazzi si sono sempre arrangiati. Ora i nostri giovani dispongono di risorse un tempo inimmaginabili. Se è vero che c’è la crisi economica, è anche vero che ai figli non si nega nulla, a costo di fare dei sacrifici. I ragazzi hanno i soldi per andare a bere la sera o in discoteca o a mangiare la pizza con gli amici? Facciano economia, bevano un po’ di meno (ne guadagna la salute!) e si comprino i condom.

E voi cosa ne pensate? Rispondete al sondaggio qui sotto (nel completo anonimato, naturalmente!)

PORDENONE: VIETATI I LEGGINS ALLE STUDENTESSE DELL’ISTITUTO FLORA

leggings-La battaglia dei dirigenti scolastici contro certi capi di abbigliamento si sposta, per par condicio, dai bermuda, vietati ai ragazzi, ai leggins che le ragazze potranno indossare solo con i maglioni convenientemente lunghi.

All’Istituto Flora di Pordenone, frequentato per l’80% da femmine, il nuovo dress-code ha stabilito che indossare i leggins (evoluzione dei pantacollant degli anni Ottanta) è sconveniente, in aula e anche in palestra. Troppo provocanti e sexy se indossati con maglie corte che lasciano scoperto il lato B delle fanciulle. Se proprio non si è disposte a rinunciarvi, molto meglio portarli con maglioni lunghi che coprano sedere e cosce.

La delibera del consiglio di istituto è stata votata all’unanimità il 10 ottobre scorso. Il fatto che tutti si siano dimostrati d’accordo nel mettere al bando i leggins, di gran moda negli ultimi anni, dovrebbe costituire un fatto eccezionale, visto che nel consiglio di istituto sono presenti i rappresentanti di tutte le componenti, compresi genitori e allievi.
Il regolamento approvato è molto dettagliato in fatto di abbigliamento: «È vietato indossare ciabatte, minigonne, canottiere, pantaloncini corti e pantaloni-jeans a vita bassa che lascino scoperto l’abbigliamento intimo o parti del corpo». Oltre ai leggins, naturalmente.

chantal-nardinLe studentesse dell’ISIS Flora, però, sembrano divise: per qualcuna era molto comodo portarli in palestra perché più leggeri dei pantaloni di felpa, visto il caldo che fa. Ma a difendere il nuovo dress-code c’è una studentessa che frequenta un altro istituto del pordenonese, una molto speciale che di moda s’intende un po’: Chantal Nardin, ovvero Miss Veneto 2012. Abituata alle passerelle, sa che a scuola non ci va per sfilare, pur non rinunciando ai leggins: «Li indosso con maxi-maglioni coprenti. E’ una “mise” più raffinata, perché la vera bellezza non si mette a nudo».

Ecco, mi ha tolto le parole dalla bocca. Onestamente non credo che i leggins siano sconvenienti se indossati con una maglia corta, semplicemente non si possono guardare. Si può essere eleganti anche con i pantacollant ma a patto che li si porti con un mini abito o un maxipull. Parola di una prof … elegante.

[fonte: Messaggero Veneto; immagine da questo sito]

DO YOU SPEAK ENGLISH? NO, I’M ITALIAN!


Che la conoscenza dell’Inglese da parte di noi Italiani sia scarsa, me n’ero accorta frequentando vari corsi internazionali in UK. E non sto parlando di chi sa pronunciare a mala pena qualche frase, quelle che permettono di sopravvivere. Parlo di persone che, come me, si recano in Inghilterra per perfezionare la lingua, partendo da un livello certificato piuttosto elevato. Però è un dato di fatto che noi, al confronto di Spagnoli, Portoghesi, Tedeschi, Ungheresi, Polacchi, Francesi … solo per rimanere nella UE, siamo decisamente delle schiappe. Siamo impacciati, alla disperata ricerca del lessico che proprio non riusciamo a memorizzare (mi riferisco ad una varietà lessicale appena accettabile), ci dimentichiamo le regole più basilari come la esse della terza persona singolare dell’indicativo presente o il differente uso del Simple Past e del Present Perfect.

Mi sono spesso chiesta come mai in Italia le lingue straniere (non solo l’Inglese!) s’imparino poco e male. Evidentemente c’è qualcosa che non va a livello didattico. Eppure anche gli studenti che frequentano per anni i corsi nelle scuole private, riuscendo pure ad ottenere una certificazione a livello intermedio, sono davvero poco preparati. Ho riscontrato questa carenza anche correggendo le tesine dei maturandi: nella parte in lingua inglese ho riscontrato errori banali sia a livello morfo-sintattico sia a livello ortografico.

Le mie semplici osservazioni ora trovano riscontro in una ricerca, EF EPI (English Proficiency Index), basata su un test di grammatica, vocabolario, lettura e comprensione orale della lingua sottoposto a 1,7 milioni di adulti in 54 Paesi del mondo nel triennio 2009-2011. In base ai risultati, l’Italia si colloca al 24° posto per la padronanza dell’inglese, in coda a tutti i Paesi dell’Unione Europea. Ai primi posti si classificano la Svezia (con un indice EPI di 68,91), la Danimarca (67,96) e i Paesi Bassi (66,32).

L’Italia ha un indice di 54,01 ma le differenze regionali sono notevoli: al primo posto troviamo il Friuli – Venezia Giulia (la mia regione!) con un indice pari a 59,19, allo stesso livello di Germania e Polonia. Seguono la Lombardia (57,38) trainata da Milano (58,60) e dal Lazio (56,03). All’ultimo posto la Calabria (47,88), la cui capacità linguistica è paragonabile a quella del Venezuela o della Siria.

Nell’articolo di Tuttoscuola.com da cui ho tratto questi dati si fa una seria riflessione sui dati concernenti la disoccupazione giovanile al sud, specie in Calabria, appunto: 38,8% (40,6% per le donne) contro un tasso di disoccupazione giovanile nazionale del 27,9% (dati del rapporto Employment Outlook dell’Ocse relativi alla fine del 2010). Che ci sia un raccordo tra scarsa conoscenza dell’Inglese e la difficoltà nel trovare un’occupazione da parte dei giovani?

[immagine tratta da questo sito]

FRIULI – VENEZIA GIULIA: FINANZIAMENTO REGIONALE DI UN MILIONE DI EURO PER LA SCUOLA DIGITALE

Solo tre giorni fa il ministro del MIUR, Francesco Profumo, ha reso noto il programma di digitalizzazione della scuola per i prossimi anni. A breve scompariranno i registri e le pagelle in formato cartaceo. Già dallo scorso anno le iscrizioni nelle scuola di ogni ordine e grado erano possibili anche on line. La crisi economica ha reso necessari i tagli delle spese visto che il titolare dell’Istruzione, sentendo parlare di spending review, ha messo le mani avanti: il personale della scuola non si tocca. Salvi gli stipendi, seppur notevolmente assottigliati dall’aggravio fiscale e congelati per i prossimi tre anni (gli scatti di anzianità, infatti, sono bloccati), il risparmio di spesa doveva per forza trovare altre vie.

La scuola digitale, però, parte dal sud. Profumo ha, infatti, promesso la distribuzione di un tablet ad ogni insegnante delle scuole secondarie della Puglia, Campania, Sicilia e Calabria. Ma non per questo le rimanenti regioni se ne stanno a guardare.

La Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia, ad esempio, ha stanziato un milione di euro, per il 2012, al fine di digitalizzare le scuole secondarie con una dotazione di 839 lavagne interattive multimediali (Lim). Già dallo scorso anno scolastico è iniziata la formazione degli insegnanti e 16.800 studenti, il 13% del totale, hanno potuto far lezione con le lavagne digitali.

Il progetto, stando a quanto dichiarato dall’assessore regionale all’Istruzione Roberto Molinaro, ha una durata triennale e prevede anche il comodato dei libri di testo (già in essere da parecchi anni, per tutti gli studenti che frequentano la scuola dell’obbligo) non più solo in forma cartacea ma anche sotto forma di e-book. Verranno messe a disposizione degli studenti friulan-giuliani ancora 500 lavagne Lim e altre apparecchiature e attrezzature informatiche. Le istituzioni scolastiche interessate hanno tempo fino al 25 ottobre per presentare domanda ai competenti uffici regionali.

Un piccolo inizio, è vero, ma è la dimostrazione di quanto possa funzionare bene una regione autonoma, senza sprechi di sorta e soprattutto con delle innovazioni che risultano vantaggiose oltre che per gli studenti e gli insegnanti, anche per il ministero stesso che può tirare un sospiro di sollievo. Con buona pace anche di quelli della Lega.

[fonte: Messaggero Veneto]