L’apostrofo


L’apostrofo indica che non si pronuncia la vocale finale di una parola poiché questa è “caduta” davanti alla vocale con cui inizia la parola successiva. In questo modo è più facile produrre suoni nella nostra lingua, come quando diciamo
un(a)’oca, bell(o)’amico, piuttosto che una oca o bello amico, più difficili da pronunciare.
L’eliminazione di una vocale finale di parola davanti alla vocale iniziale della parola successiva si chiama elisione. E si indica sempre con l’apostrofo.

L’apostrofo si usa sempre con:
 gli articoli lo, la, una e le preposizioni articolate formate con lo e la davanti a vocale: ad esempio, l’albero, l’arancia, un’ombra, nell’aria gli aggettivi bello, quello, questo, santo davanti a vocale: ad esempio, bell’amico, quell’altro, quest’estate, sant’Antonio

Di solito, ma non obbligatoriamente, si usa l’apostrofo con:
 la preposizione di (d’accordo)
 le particelle mi, ti, vi, lo, la: m’hanno detto, t’ho visto, l’hanno fatto

ATTENZIONE: non bisogna confondere il TRONCAMENTO con l’ELISIONE. Il primo di norma non vuole l’apostrofo. Ad esempio, si scrive un amico (troncamento, quindi senza apostrofo) ma un’amica (con l’apostrofo). Ne consegue che l’articolo determinativo un va con l’apostrofo solo se il sostantivo che segue è femminile.
I pronomi li e le non si elidono mai: ad esempio, li ho visti (non l’ho visti), le ho detto (non l’ho detto, anche perché potrebbe essere franteso con “ho detto ciò”), le ho incontrate (non l’ho incontrate).

[ fonte: L. PERESSINI, Il nuovo laboratorio di grammatica, Marietti Scuola]

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