IL LIBER DI CATULLO

BIOGRAFIA di GAIO VALERIO CATULLO

Scarse e frammentarie sono le notizie sulla vita di Catullo. Si sa che nacque a Verona (Gallia Cisalpina) e visse tra l’84 e il 54 a.C. Ebbe una raffinata istruzione di latino e greco a Verona, poi si trasferì a Roma dove, grazie all’amico Cornelio Nepote, entrò in contatto con gli intellettuali più irrequieti della capitale e fece parte del gruppo dei Poetae Novi.

Visse in modo irregolare e ribelle, fra amori e amicizie, tenendosi lontano dalla politica e dal suo mondo che non sentiva congeniale. Rappresentanti politici alquanto corrotti diventano il bersaglio di alcuni suoi epigrammi, ma il genere lirico lo conquistò e divenne espressione dei suoi sentimenti, soprattutto amorosi.
A Roma conobbe, infatti, una donna che nelle sue poesie egli chiama Lesbia, seguendo la moda dei Poetae Novi che usavano degli pseudonimi per celare la vera identità delle donne cantate nei versi. Il nome scelto per la sua donna ha chiari riferimenti all’isola di Lesbo, patria della poetessa Saffo che lì visse tra il VII e il VI secolo a.C., ai cui versi Catullo si ispirò molto spesso. Chi fosse realmente Lesbia non ci è dato sapere con certezza ma è possibile identificarla con una donna della “Roma bene”, di nome Clodia, sorella del tribuno Publio Clodio, che fece esiliare Cicerone (58) e in seguito venne ucciso da Milone (52). Clodia era sposata con il proconsole Quinto Metello Celere e pare avesse stretto numerose relazioni extraconiugali, durante il matrimonio e dopo essere rimasta vedova.
Non è importante, comunque, tanto l’identità della donna, quanto ciò che ella rappresenta: l’oggetto di un amore altalenante tra momenti di felicità sublime e momenti di cupa infelicità, da cui derivano gioie intensissime e acuta sofferenza.

Di Catullo ci è pervenuta una raccolta di 116 poesie (il cosiddetto Liber Catulliano), in cui sono comprese sia poesie d’amore che d’occasione (denominate dal poeta nugae), che hanno come oggetto anche la polemica letteraria e l’invettiva feroce e volgare. Ma vi sono anche incluse delle liriche complesse ed elaborate che vengono appunto chiamate Carmina docta.
Il Liber si apre, convenzionalmente, con la lirica Cui dono lepidum novum libellum, dedica a Cornelio Nepote il quale, già famoso per la sua opera cronografica (Chronica), aveva espresso un giudizio favorevole sulle nugae dell’amico. Dal carme 101, dedicato al fratello scomparso, sappiamo che Catullo seguì il propretore Memmio in Bitinia, senza ricavarne alcun beneficio economico. Il viaggio, che avvenne nel 57 a.C., tuttavia gli permise di recarsi sulla tomba del fratello morto nella Troade.

Al ritorno dal suo viaggio in Oriente nel 56 a.C., Catullo si rifugia nella sua Sirmione, sul lago di Garda, dove possedeva una villa. A questo luogo di pace, a lungo sospirato durante l’assenza, dedica il carme 31. Pare che negli ultimi due anni della sua vita il poeta fosse stato colpito dal mal sottile (tubercolosi), che lo indebolì nella mente e nel fisico portandolo alla morte forse intorno al 54. Catullo, appena trentenne, morì a Roma dove forse si era recato per curarsi. Secondo altri il decesso ebbe luogo a Sirmione.