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RAGAZZI DI IERI E DI OGGI: IL CAMBIAMENTO È IMPOSTO DALLA SOCIETÀ

giovani d'oggiGrazie a Twitter, mi sono imbattuta in un interessante articolo di Federico Batini (insegnante di Metodologia della ricerca educativa, dell’osservazione e della valutazione, Pedagogia sperimentale e Consulenza pedagogica all’Università degli Studi di Perugia) pubblicato dal giornale on line La Ricerca (nei passi riportati sotto il grassetto è mio).

Batini, nell’introduzione, fa riferimento a giovani, di età compresa tra i 15 e i 20 anni, italiani e stranieri, che recentemente si sono messi in luce per importanti scoperte e invenzioni. Questo “quadro” sembra essere in contraddizione con il mondo giovanile con cui ci dobbiamo confrontare quando leggiamo i giornali, specie gli articoli di cronaca:

Eppure, sfogliando i quotidiani, si ha l’impressione di un’adolescenza (e di una giovinezza) violenta, annoiata, vuota di idee e di voglia di fare, vuota di “valori” e priva di confini e limiti ragionevoli. I titoli a effetto accusano, additano, semplificano, si moltiplicano. Diventa facile per esperti e opinionisti parlare di “generazione vuota”, “generazione dell’attimo”, “generazione priva di riferimenti, di progetti e di scopi”. In ambito educativo si sente spesso parlare di ragazzi/e che non hanno motivazioni, che non sanno quello che vogliono, senza principi e norme morali.

Verissimo. Purtroppo, come lo stesso Batini afferma, spesso le buone notizie che riguardano l’attuale mondo giovanile vengono taciute o comunque non sono in grado di attirare più che tanto l’attenzione dei media e del pubblico. Eppure molti sono i bravi ragazzi, le menti capaci, gli studiosi indefessi … nonostante ciò, frequentemente si cade nella trappola del confronto tra vecchie e nuove generazioni per asserire che “i giovani d’oggi non sono più quelli di una volta”.

“I ragazzi non sono più quelli di una volta” è un ritornello che ciascuno di noi ha sentito recitare, al tempo della propria adolescenza, da chi era più adulto o già anziano. L’ovvia constatazione di una differenza nei modi di comportarsi, di aggregarsi, di amare, di desiderare, di perseguire obiettivi non può e non deve divenire un giudizio di valore. I ragazzi e le ragazze di oggi sono sì diversi, ma, aggiungerei, per fortuna! Un modo di vedere e di pensare differente gli consente di sopravvivere in una società altra rispetto a quella in cui siamo cresciuti noi: il nostro modo di pensare, vedere, vivere le cose gli sarebbe, probabilmente, fatale. La società in cui si trovano a gestire la propria crescita e i propri tentativi di futuro è una società complessa, che richiede un’attrezzatura e una strumentazione enormemente più raffinata di quella che hanno oggi gli adulti. Se si trovano in questa condizione la responsabilità è da attribuire soltanto a chi li ha preceduti. Noi tutti appartenenti alle generazioni precedenti dovremmo ricordare molto bene le nostre responsabilità e avere, inoltre, coscienza della caducità della nostra esperienza che non è più in grado di costituire, per loro, un esempio.

Io credo che queste osservazioni non abbiano bisogno di commento e siano totalmente condivisibili. Invito, in ogni caso, i lettori a leggere l’intero articolo perché davvero molto interessante.

[immagine da questo sito]

IL TEST D’AMMISSIONE A MEDICINA È ANDATO MALE? C’È SEMPRE TIRANA

medici_camiceNell’ottobre 2013 la notizia era stata perlopiù ignorata. Ora, invece, quel “piano B” potrebbe essere preso in considerazione, visto che ci sono delle testimonianze favorevoli.

Sto parlando della possibilità di frequentare la Facoltà di Medicina a Tirana, in Albania. Un “piano B”, appunto, per chi non ha superato il test di ammissione alle Facoltà italiane. E non è detto che questa sia l’opzione preferita dagli sfaticati, quelli che il liceo l’hanno fatto così così e si sono diplomati con una votazione modesta.

Cristiana ha preso 100 alla maturità e, nonostante una carriera scolastica di tutto rispetto, non era riuscita a superare il test di Medicina. Ha approfittato, quindi, della possibilità di iscriversi a Tirana, dove sono presenti dei test d’ammissione ma viene tenuta nel debito conto anche la valutazione ottenuta all’Esame di Stato: il voto vale, infatti, 30 punti su 90.

La ragazza, contatta da studenti.it, si è dichiarata entusiasta della scelta fatta. I professori sono gli stessi che a Tor Vergata, si studia in italiano, i programmi sono molto difficili e la frequenza è obbligatoria dalle 9 di mattina alle 18. La retta si aggira intorno agli 8.000€, spesa compensata dal minor costo della vita in Albania: con 200€ riesce a pagarsi una stanza singola in una casa molto grande nel centro di Tirana con altre due studentesse.
Cristiana ha già dato degli esami e, nonostante abbia ritentato il test quest’anno per riavvicinarsi alla sua famiglia, non reputa un problema l’eventuale fallimento bis.

Non tutti sanno che esiste una convenzione tra l’università di Tirana e Tor Vergata e la laurea presa a Tirana ha valore legale nel nostro Paese, senza bisogno di convalida.

Ma se gli studenti iniziano a considerare questa opportunità, gli alti vertici di alcune università italiane sono piuttosto polemici. Secondo quanto riportato da studenti.it, un dirigente della facoltà di Medicina della Sapienza a microfoni spenti ha detto: “E’ una vergogna. Si pagano 7-8 mila euro per evitare il test. Bisognerebbe proporre che chi studia medicina in percorsi del genere al ritorno in Italia faccia comunque il test“.

Un test serio e mirato, però. Personalmente ho soltanto provato a risolvere alcuni quesiti di cultura generale– fortunatamente Chomsky lo conosco, visto che all’università ho dato l’esame di Linguista Generale, e Hobsbawm dovrebbero conoscerlo bene anche gli studenti dato che spessissimo è presente fra gli autori selezionati nella documentazione per il saggio breve dell’Esame di Stato – e qualcuno di logica: sui primi nulla da dire, fattibili; sui secondi, considerato che ho dovuto leggere ognuno almeno un paio di volte, con il poco tempo a disposizione non ce l’avrei mai fatta.

Siamo alle solite: in tutti i test selettivi (vedi anche quelli del concorso per D.S. o a cattedra) non viene testata la preparazione dei candidati ma la velocità con cui riescono a leggere e rispondere. Una gara contro il tempo che, a mio parere, non solo mette agitazione ma anche contrasta con quanto dovrebbe essere richiesto ad un professionista, qualsiasi sia la specializzazione: la capacità di riflessione. Certo, ci sono sempre le emergenze, però quelle si affrontano quando si è già acquisita l’esperienza.

Praticamente 9 studenti su 10 che ieri hanno fatto il test resteranno fuori. Fra loro forse qualche valido medico mancato, mentre quell’uno che ce l’ha fatta potrebbe non diventarlo mai. Inutili rompicapi che non saggiano la preparazione dei ragazzi. E intanto costano molto, troppo.

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GIOVANI D’OGGI: UNO SU QUANTI CE LA FA?

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Uno su mille ce la fa

ma quanto è dura la salita

in gioco c’è la vita

Così cantava, qualche anno fa, Gianni Morandi. Uno su mille … in gioco c’è la vita. E quando si parla di lavoro, se non proprio la vita in sé, c’è in gioco il futuro.
Mala tempora currunt, specialmente per i giovani che sul futuro non hanno certezze e a volte si adagiano, ingrossando le fila di quella generazione che oggi chiamano neet o né né. Giovani che non studiano e non lavorano. Gente sospesa ma non come definiva Dante le anime dei purganti. Anche se un po’ il concetto ci assomiglia: giovani di buona volontà, laureati disoccupati, sono come anime in attesa del premio finale.

Ci sono, però, quelli che, grazie anche a un pizzico di fortuna, trovano la loro strada, senza aspettare tanto.

Stefano Todde, 29 anni di Cagliari, è un esempio di quanto sia importante, oltre al talento e l’impegno profuso nello studio, avere una grande determinazione per vedere realizzati i propri sogni.

La sua storia di studente si è conclusa con una laurea in Relazioni Internazionali che l’ha portato da Cagliari a Santo Domingo. Nell’isola caraibica svolge un importante incarico presso il Ministero dell’Educazione: si occupa di cooperazione ed è l’unico funzionario con questa mansione. Lo stipendio mensile è di 1200 euro che, come Stefano ammette, è una cifra con cui a Santo Domingo si può vivere bene.
Se fosse rimasto in Italia probabilmente ora venderebbe panettoni o viti e bulloni, le uniche due opportunità che gli erano state offerte e che lui aveva rifiutato.

L’ambizione, accanto al talento e alla determinazione, ha in un certo senso facilitato il percorso a questo ragazzo che considera l’attuale incarico solo una tappa e non il traguardo: quello, infatti, è l’ONU. Sicuramente ce la farà.
Prima di laurearsi Stefano aveva partecipato al progetto Erasmus vivendo per un anno a Bordeaux. Poi aveva vinto il concorso Mae/Crui per fare un’esperienza al Consolato generale italiano a Los Angeles.

Dopo la triennale, con i soldi messi da parte facendo il cameriere, ha soggiornato per tre mesi a Binghamton, nello stato di New York, a studiare l’inglese. Al ritorno in Sardegna conclude la formazione universitaria con la specialistica e inizia un tirocinio al comitato di Cagliari dell’Unicef. «Lavoravo otto ore al giorno gratis – racconta -, ma in cambio ho ricevuto una formazione senza eguali: dopo il tirocinio sono rimasto come volontario per altri due anni. E ho capito cosa volevo fare nella vita”.

Dopo una tappa come volontario in Sudafrica, si trasferisce a Copenhagen per un master in salute internazionale focalizzato sul tema dell’Hiv/Aids, argomento della sua tesi. Poi ancora un viaggio: questa volta la meta è lo Zambia dove collabora con On Call Africa, una Ong scozzese, ma dopo un po’ di traversie capisce che deve trovare un altro obiettivo. Intanto prepara il terreno alla sua futura professione. Santo Domingo lo attende e ci va senza nemmeno passare per l’Italia: «Ormai avevo una fitta rete di contatti -spiega -, seppi che qui il mio profilo era richiesto».

A chi gli chiede se tornerebbe in Italia, Stefano risponde di no.
Peccato per questi cervelli in fuga ma non possiamo certo biasimare un giovane che, al posto di vendere panettoni, viti e bulloni, ha deciso di emigrare. Se il futuro obiettivo è l’ONU credo proprio che nella sua Sardegna, che comunque gli manca, passarà tutt’al più qualche settimana di vacanza.

[notizia e immagine da Il Fatto Quotidiano]

VERSO L’ESAME DI STATO: CHE COSA RESTERÀ DI QUESTI CINQUE ANNI?

Studente-disperato
Svogliati, indifferenti, con la testa fra le nuvole, assenti (ora che sono maggiorenni, via libera alle giustificazioni senza falsificare firme!), annoiati, afflitti da chissà quali pensieri, insofferenti … ce ne sarebbero di cose da dire ma mi fermo qui. Questo è il ritratto dei ragazzi che fra pochi mesi affronteranno l’Esame di Stato. La maturità, come si diceva una volta. Ed è un bene che questo esame non si chiami più così: di maturità i 18enni di oggi ne dimostrano davvero pochina.

Fin da settembre hanno subito le prediche dei prof: questo è l’ultimo anno, avrete la maturità, dovrete impegnarvi molto, quello che studierete nei prossimi mesi dovrete ricordarlo a giugno. Raccomandazioni, non minacce. Ma loro sembravano impassibili. Sono ancora impassibili. Pare proprio che l’esame non sia un fatto che li riguardi.

C’è una spiegazione logica a tutto questo?
Sono innamorati? Troppo presi dall’esame di guida per prendersi la patente (altra conquista della maggiore età!)? Stufi di vedere le stesse facce da cinque anni, di varcare il medesimo portone ogni mattina? Oppure c’è dell’altro?

Forse c’è il pensiero dei test d’ammissione all’università. Qualcuno lo ha confessato.
Invece di pensare alla tesina da presentare alla commissione, questi si preparano (sempre che lo facciano, magari è solo un pensiero fisso nella loro testa e si affidano alla Divina Provvidenza per l’esito positivo …) per i test che devono superare per essere ammessi alle facoltà a numero chiuso.

Qualcuno ha detto: meglio superare l’esame con un voto così così piuttosto che perdere l’occasione di entrare nella facoltà prescelta.
Tanto non c’è neppure il bonus …

Ma vi pare logico tutto ciò?

Con tanta amarezza mi chiedo: che cosa resterà, non solo nella loro mente ma anche, e soprattutto, nel loro cuore, di questi cinque anni?

[immagine da questo sito]

UNIVERSITA’: ON LINE LE NUOVE GRADUATORIE CON L’AMMISSIONE DEGLI ESCLUSI GRAZIE AL BONUS

Come già annunciato nell’ottobre scorso, sono on line le nuove graduatorie per l’ammissione alle facoltà universitarie con accesso programmato (leggi: con test d’ammissione).

Grazie al riconoscimento del bonus maturità, 2811 studenti, per le Facoltà di Medicina, Odontoiatria, Architettura e Veterinaria, esclusi in un primo tempo, hanno la possibilità di iscriversi ai corsi anche se l’Anno Accademico è già iniziato.
Le iscrizioni in sovrannumero saranno accettate dagli Atenei entro il 31 gennaio 2014, a partire dal 19 dicembre. Chi rinuncia per quest’anno, potrà iscriversi per il prossimo, sempre come soprannumerario, secondo le modalità previste da ciascuna università.

Secondo i dati forniti dal sito Alpha Test, un bonus maturità può valere fino a 10mila posti. Infatti, una studentessa che a settembre non era stata ammessa ai corsi universitari, essendosi piazzata al 21840esimo posto, grazie al punteggio premio è balzata alla posizione 12254.

ULTERIORI INFORMAZIONI QUI.

L’ITALIA NON E’ UN PAESE PER LAUREATI

LaureatiIn tempo di crisi sono molti i giovani che s’interrogano sull’utilità di frequentare l’università dopo il diploma. Eppure l‘opinione pubblica è convinta che nel nostro Paese ci siano troppi laureati, che i ragazzi puntino al “pezzo di carta” pur sapendo di dover fronteggiare anni di lavoro “umile” (camerieri, cassieri al supermercato, commessi …) prima di poter aspirare ad un impiego compatibile con la specializzazione ottenuta dopo anni di università.

Le cose, in realtà, sono un po’ diverse. In Italia meno di un lavoratore su cinque è laureato. In Gran Bretagna sono più del doppio. Non è tutto: solo il 30% dei 19enni italiani si immatricolano all’Università. E 17 su 100 di quelli che si iscrivono, abbandonano nel corso del primo anno. Spesso i problemi sono a monte: se tornassero ai tempi dell’iscrizione alla scuola superiore, 44 diplomati su cento cambierebbero l’indirizzo di studi. La scelta sbagliata è dovuta, nella maggior parte dei casi, all’ambizione dei genitori che non ammettono per i propri figli scelte diverse rispetto al liceo. Oggi, infatti, 82 immatricolati su cento provengono da famiglie i cui genitori non hanno esperienza di studi universitari.
Anche se uno studente su due sceglie ancora il liceo, negli ultimi due anni c’è stato un leggero aumento di iscrizioni negli istituti tecnici e professionali, una scelta forse dettata dalla necessità di “volare basso”, facendo i conti con una realtà che vede più del 40% di giovani disoccupati. Meglio, dunque, puntare sui mestieri che sulle professioni.

Ma qual è l’identikit delle matricole che si sono appena iscritte negli atenei italiani?

AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario nato nel 1994 per favorire e monitorare l’inserimento dei laureati nel mondo del lavoro, ha recentemente presentato, nella sede del ministero dell’Istruzione, il nuovo Profilo dei diplomati che hanno superato l’esame di maturità lo scorso luglio.
Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, ha presentato il profilo dei 48.272 diplomati di 347 istituti scolastici di Lazio, Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria.
Generalmente, i diplomati si dichiarano piuttosto soddisfatti della propria esperienza scolastica: 31 su 100 si dichiarano addirittura «molto soddisfatti». Una nota positiva: nonostante l’opinione pubblica non sia certo clemente nel giudicare i docenti (nella maggior parte dei casi non a ragion veduta), i ragazzi intervistati esprimono apprezzamenti nei confronti degli insegnanti, sia per la loro preparazione sia per la disponibilità al dialogo. L’80% dei diplomati li ritiene competenti, il 74% ne ha apprezzato la chiarezza espositiva e il 65% esprime parere favorevole sulla loro capacità di valutazione. Più critici sono i giudizi che riguardano le strutture scolastiche: laboratori inadeguati per uno su due, aule soddisfacenti solo per il 51% degli studenti, impianti e attrezzature sportive per 48 su cento.
L’organizzazione scolastica pare non eccellere: solo il 64% dei diplomatile giudica positivamente le attività di recupero per chi ha debiti formativi , e solo il 58% ritiene di aver avuto il corretto supporto all’orientamento per le scelte post-diploma universitarie o lavorative. La tecnologia, nonostante gli sforzi dell’ex ministro Profumo, nelle scuole italiane pare essere una sorta di cenerentola: solo il 56% dichiara di aver ottenuto un supporto alla didattica attraverso l’utilizzo di pc e in genere delle nuove tecnologie.
Non particolarmente efficaci sono ritenute le attività extracurricolari come gli approfondimenti culturali e gli incontri con le aziende e le attività pratiche durante l’orario scolastico (laboratori, stage), lodate solo dal 54% degli studenti intervistati.

Giovani in grado di esprimere critiche ma anche di saper valutare la qualità degli studi superiori in modo onesto. Se le critiche fossero costruttive, cioè servissero a migliorare l’offerta delle scuole italiane, ci sarebbe già materiale su cui lavorare. Ma, si sa, in Italia si tende a risparmiare sull’istruzione. Non solo, manca l’incentivazione per gli studenti migliori e la capacità di venire incontro a quelli che si trovano in difficoltà e che, se non hanno abbandonato gli studi superiori, sono candidati ad essere annoverati tra gli 83 che lasceranno l’università entro il primo anno, andando ad aumentare la già cospicua percentuale di giovani disoccupati.

Questa è l’Italia. Una volta, forse, era il Bel Paese.

[fonti: Il Corriere e roars.it; l’immagine, fornita da Pietro De Nicolao, si può ingrandire con un click]

UNIVERSITA’: IN ARRIVO SANATORIA PER GLI STUDENTI ESCLUSI AI TEST E RICONOSCIMENTO DEL BONUS

studenti universitari
Non si può dire che questo nostro attuale governo brilli per coerenza. Dopo aver annunciato il bouns maturità per gli studenti in procinto di affrontare il test d’ammissione alle Facoltà a numero chiuso e dopo che, a test conclusi, avevamo assistito ad un dietro front del governo, che aveva annullato il bonus, ora un altro ripensamento dà speranza agli studenti esclusi.

I circa 2000 ragazzi che avrebbero potuto superare il test di ammissione alle facoltà a numero chiuso (medicina ma anche architettura e professioni sanitarie) se avessero potuto contare sul punteggio aggiuntivo della maturità, possono sperare di entrare nella Facoltà universitaria desiderata: i partiti di maggioranza in commissione cultura alla Camera avrebbero trovato una soluzione, facendo ammettere gli esclusi nei corsi universitari come soprannumerari, anche se l’anno accademico è già iniziato.

E come la mettiamo con le tasse già pagate per l’iscrizione ad altri corsi se non addirittura ad altre università?
Come sempre altri disagi si aggiungono a quelli già esistenti.

PER INFORMAZIONI DETTAGLIATE CLICCA QUI

[immagine da questo sito]

UNIVERSITA’: BOCCIATI AI TEST DI MEDICINA? E NOI ANDIAMO A TIRANA

università tiranaPiù volte ho espresso la mia contrarierà riguardo ai test d’ammissione all’università che considero più o meno un terno al Lotto. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui molti studenti bravissimi, usciti dal liceo con 100/100 e talvolta anche la lode, non superano i test mentre altri, con un curricolo molto più modesto e un voto d’esame vicino all’80/100, ce la fanno.

In questo modo l’Italia rischia di perdere dei potenziali medici motivati e appassionati per acquistare dei medici mediocri. Anche se capita a volte che il vero talento esca all’università e non al liceo.

Molti studenti sfiduciati decidono di emigrare. Normalmente si pensa a qualche Paese europeo o tutt’al più agli Stati Uniti, come meta finale. Sicuramente pare strano che la meta di molti, bocciati ai test di Medicina, sia l’Albania. Eppure succede: in via Dritan Hoxha, nell’immediata periferia di Tirana, 596 ragazzi italiani si sono presentati ieri per il test di ammissione alle facoltà di Medicina e Odontoiatria e protesi dentaria.

Non domande di cultura generale, alcune delle quali paiono alquanto astruse, ma un questionario di scienze: 60 quesiti a cui rispondere in un’ora. E mentre in Italia il bonus maturità è stato cancellato (dopo ampie discussioni e infinite polemiche) in corsa, ovvero mentre i neodiplomati si stavano già sottoponendo ai test d’ammissione, in Albania il voto del diploma vale, e non poco: 30 punti su 90.

I test continueranno anche la prossima settimana per l’ammissione a Fisioterapia e Infermieristica.

L’Università Nostra Signora del Buon Consiglio è l’unico ateneo albanese che rilascia lauree congiunte con alcune università del nostro Paese, Tor Vergata su tutte. Spiega il rettore Paolo Ruattiti; «Ti immatricoli a Tirana, passi gli esami (nella nostra lingua) e alla fine avrai un pezzo di carta «che è anche una laurea italiana, quindi non c’è bisogna di farla convalidare».

L’importo delle tasse si aggira sui 7-8 mila euro l’anno, cui bisogna aggiungere le spese per il vitto e l’alloggio. Ma il costo della vita in Albania è notevolmente più basso che qui da noi. Gli unici svantaggiati sarebbero gli studenti che vivono a Roma o nelle città i cui atenei siano convenzionati.

Che dire? A questo punto, mi viene in mente il film di D’Amelio Lamerica e il viaggio della speranza … al contrario.

[notizia e immagine da Il Corriere]

OFFERTE SPECIALI … ALL’UNIVERSITÀ

universitaIn tempi di crisi, si sa, ogni offerta è buona. Si approfitta dei saldi per togliersi uno sfizio e al supermercato il 3×2 è ormai una prassi. Ma che dire dei saldi all’università?

L’iniziativa più degna di nota proviene dall’università di Camerino. Il rettore, Flavio Corradini, consapevole della crisi che ha investito molte famiglie (le aziende chiudono una dopo l’altra creando disoccupazione quasi in ogni nucleo familiare) ha lanciato un’offerta per i giovani che vorrebbero continuare gli studi dopo il diploma ma non possono farlo perché uno dei genitori, nei casi più gravi entrambi, ha perso il lavoro: un anno di università completamente gratis.
Una proposta votata all’unanimità dal Senato accademico e dal Consiglio di amministrazione.

I «figli della crisi» – come li chiama Corradini – «quelli che vivono nel territorio e hanno uno o entrambi i genitori disoccupati, in mobilità o in cassa integrazione non pagheranno le tasse» del primo anno. I soldi, chiarisce il rettore, «ce li mette l’ateneo di Camerino. Ma ben vengano anche le donazioni degli imprenditori».

Segue a ruota il rettore dell’università di Foggia, Giuliano Volpe, che spiega: «È il nostro modo per dare una risposta istituzionale a una situazione di oggettiva difficoltà economica e sociale». E chiarisce che l’esenzione totale per un anno non è riservata alle sole matricole ma a tutti i ragazzi che si trovano in difficoltà e che già stanno frequentando un corso di laurea.

Naturalmente la buona volontà dei singoli non basta ed entrambi i rettori fanno appello al governo. Nel cosiddetto «decreto del fare», sono state messe a disposizione, per il prossimo anno accademico, 30 mila borse di studio di circa 5.000 euro per gli studenti italiani meritevoli, per favorirne la mobilità negli atenei lontani da casa. È già qualcosa ma evidentemente non non basta.

Altre “offerte speciali” si possono trovare cliccando QUI. Fra le varie iniziative, ci sono sconti per chi si è diplomato con 100 o ha un fratello iscritto nello stesso ateneo (Roma, La Sapienza) oppure laurea magistrale gratis per chi si è laureato con 110 e lode e ha deciso di proseguire gli studi nella stessa università (Roma 3).

Insomma, in tempi di crisi le università low cost mi sembrano una bella iniziativa. Secondo me, però, la possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni, proposta dall’ex ministro Gelmini e subito bocciata e considerata scandalosa dall’opinione pubblica, a me sembrava in linea con i tempi. Fosse per me, aprirei agli sponsor l’istruzione di ogni ordine e grado perché è ormai chiaro: dallo Stato non dobbiamo aspettarci nulla. È già tanto se non ci toglie ciò che abbiamo.

[fonte: Il Corriere; immagine da questo sito]

CONCORSO DOCENTI: IN FRIULI-VENEZIA GIULIA È STRAGE DI CANDIDATI

Mean teacherNello scorso dicembre ai test pre-selettivi si erano presentati 2.100 per 103 cattedre. La maggior parte dei candidati era costituita da donne, l’età media era 38,4 anni. Nello specifico, circa la metà aveva un’età compresa tra 36 e 45 anni.

Ora, dopo la correzione degli scritti, dei 300 ammessi solo 29 hanno superato le prove nell’ambito letterario (ma le cattedre a disposizione sono 36) e 26 persone per 6 posti nell’ambito economico.

I commissari d’esame giurano di essere stati equi e puntato il dito sulla scarsissima preparazione dei candidati.
La griglia di valutazione stilata dai commissari d’esame parla di pertinenza, correttezza linguistica, completezza e originalità. «Trattazione dei contenuti conoscenze disciplinari specifiche e competenze metodologico didattiche, coerente con il quesito», si legge fra i criteri. E ancora: «Contesti informativi adeguati. Correttezza ortografica, grammaticale e sintattica. Lessico appropriato. Registro linguistico e stile appropriati e coerenti al contenuto. Chiarezza espositiva».

Gli errori riscontrati nelle prove corrette sono di tutti i tipi: ortografici e sintattici, cui si aggiunge la scarsa originalità, la non aderenza alla traccia proposta (sono andati fuori tema, insomma) e le risposte lasciate in bianco. L’apoteosi dell’ignoranza, a quanto pare. E già si punta il dito contro l’università che oggi non prepara gli studenti. Ma come “oggi”? Se l’età media è di 38 anni?

Se consideriamo che, specie nell’ambito letterario, le cattedre disponibili non sarebbero coperte nemmeno se tutti i candidati ammessi all’orale fossero promossi, si dovrà attingere alle graduatorie dei non abilitati o comunque costituite da persone che non hanno superato nemmeno i test pre-selettivi. In che mani andranno a finire i nostri studenti?

E meno male che gli studenti del Friuli-Venezia Giulia risultano essere fra i più bravi in Italia nei test InValsi, perfettamente in linea, quando non la superano, con la media europea.

[fonte: Messaggero Veneto]