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SVENTATO (PER ORA) IL PERICOLO DELL’AUMENTO DELL’ORARIO, SI RIPARLA DELLA DIMINUZIONE DI UN ANNO DELLE SUPERIORI

Non c’è nulla da fare: sulla scuola i tagli s’han da fare, in una maniera o nell’altra.

Cancellato dal ddl stabilità l’aumento dell’orario per i docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado (e ci siamo pure presi una bacchettata dal premier Monti), pare che il governo stia partendo al contrattacco. Secondo delle indiscrezioni riportate da Tuttoscuola.com, infatti, a Palazzo Chigi, mentre si discuteva dello sblocco degli scatti di anzianità per il 2011 (e tanto è bastato per sospendere lo sciopero del 24 u.s. da parte della maggioranza delle sigle sindacali), il discorso è scivolato sull’eventualità di accorciare di un anno il percorso di studi.

L’ipotesi di anticipare l’ingresso alla primaria a 5 anni è naufragata per il possibile effetto della doppia annualità di partenza e della determinazione di un’onda anomala lunga dodici anni con l’aumento del 20% dell’organico di scuola primaria. Impraticabile pure la riduzione di un anno della scuola secondaria di primo grado (ex scuola media) già proposta dodici anni fa dal ministro Berlinguer e non accolta con favore dai docenti.

Cosa rimane, dunque, per abbreviare il corso di studi e “licenziare” gli studenti a diciotto anni, come in gran parte d’Europa? Solo la decurtazione della secondaria di secondo grado. Anche questa proposta non è nuova. L’intenzione era più che manifesta nella riforma Gelmini: i cinque anni, infatti, sono stati suddivisi in due bienni e un anno conclusivo. Che c’è di più facile, dunque, dell’eliminare quell’ultimo anno? Certo, sulla carta è molto facile, tuttavia bisogna fare i conti con i programmi che dovrebbero essere completamente rivoluzionati e “spalmati” su quattro anni anziché cinque.

Naturalmente questa proposta ancora in germe ha solo ed esclusivamente un obiettivo: tagliare i posti di lavoro e, perciò, risparmiare sugli stipendi. A conti fatti, porterebbe alla riduzione del 20% delle 220mila cattedre attualmente esistenti, con la conseguente perdita di circa 44 mila posti per gli insegnanti. Se poi consideriamo che l’innalzamento dell’età pensionabile costringe a stare in cattedra i docenti ben oltre i 65 anni, la situazione potrebbe risultare catastrofica per i giovani insegnanti e per quelli, meno giovani, immessi in ruolo negli ultimi anni.

C’è, tuttavia, un’altra considerazione da fare. Gli studenti, a detta dei docenti universitari, sono sempre più ignoranti. Forse i nostri governanti sperano che, accorciando la durata della scuola superiore, si diano maggiormente da fare, sollevati dalla prospettiva di diplomarsi in meno tempo e, quindi, annoiandosi di meno?

E della scuola media non si parla mai. Non si dice, ad esempio, che è ferma al 1979, almeno per quel che concerne i programmi e lo spirito del ciclo di studi: preparare gli alunni ad affrontare il mondo del lavoro. Tuttavia, nel frattempo è stato elevato l’obbligo scolastico a 16 anni, includendo, dunque, anche il biennio della scuola superiore. Il tutto, senza un corretto adeguamento del biennio stesso che, diverso per i licei, gli istituti tecnici e professionali, di fatto non completa l’istruzione degli allievi che, nel caso in cui decidano di non frequentare oltre le scuole superiori, si trovano in balia del nulla, visto che la formazione professionale non ha il dovuto rilievo ed è scarsamente pubblicizzata. Insomma, un obbligo scolastico che si rispetti, dovrebbe contemplare un biennio unico, come prolungamento della scuola media, e dare ampie e corrette informazioni sulle opportunità che chi lascia gli studi “regolari” può avere.

In conclusione, nell’ambito dell’istruzione ci sono numerose lacune da colmare, a partire da una riforma seria della scuola media. E invece il nostro governo parla di accorciare la durata della scuola superiore, ritenendo la proposta di grande utilità alla scuola del futuro per arrivare al 2014 con un lavoro preliminare alle spalle. Continuando a spacciare per innovative proposte che hanno il solo scopo di risparmiare. E con quale coraggio si può anche solo pensare che la qualità dell’istruzione migliori senza investire e continuando a tagliare?

[immagine da questo sito]

MONTI DA FAZIO BACCHETTA I DOCENTI MA NON SA QUEL CHE DICE

Non ho visto l’intervista che Fabio Fazio ha fatto ieri al premier Mario Monti nel corso del programma di Rai 3 “Che tempo che fa”. Ho guardato il video e ritengo che sia molto grave l’aver bacchettato i docenti, rei di non aver accettato l’aumento dell’orario di cattedra da 18 a 24 ore (dal 28° minuto del video). In particolare, trovo offensivo che il presidente del consiglio parli di spirito conservatore e di corporativismo a proposito dei docenti, il cui comportamento andrebbe contro l’innovazione e l’ammodernamento del sistema scolastico. Trovo anche molto ipocrita che insista a mandare un messaggio falso che contribuisce ad influenzare l’opinione pubblica, da cui noi docenti siamo sempre criticati e giudicati, anche senza alcuna competenza da parte di chi ci attacca. Dovrebbe avere l’onestà di ammettere che ogniqualvolta si fanno proposte in merito alla scuola, si pensa solo a tagliare i posti di lavoro e peggiorare la qualità dell’istruzione.

A questo proposito, condivido le parole del segretario nazionale della CGIL Domenico Pantaleo, riportato da OrizzonteScuola.it.

Le dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio alla trasmissione televisiva “Che tempo che fa” sono gravissime perché offendono la scuola pubblica e gli insegnanti.

Confermano il carattere autoritario e liberista del Governo Monti, espressione dei banchieri e dei poteri forti, che intende privatizzare l’istruzione pubblica.

Il presidente del Consiglio non sa di cosa parla.

L’aumento dell’orario di lavoro a parità di salario era di 6 ore e non di 2, violava il contratto nazionale e non riconosceva le altre ore funzionali all’insegnamento. Si confonde l’orario di funzionamento delle scuole con quello di lezione frontale e, peraltro, senza alcuna attenzione al rapporto tra qualità della didattica e orario. Per queste ragioni il Parlamento ha cancellato quella norma con un emendamento.

Se qualcuno ha in testa di riproporre il tema dell’aumento dell’orario sappia che la FLC CGIL non è disponibile ad aprire alcuna discussione se non nell’ambito del rinnovo del contratto nazionale.

I veri conservatori sono Monti e Profumo che non hanno alcun progetto di innovazione della scuola pubblica italiana e stanno continuando sulla stessa linea di tagli del precedente Governo.

Sono lontani anni luce dai problemi veri dell’Italia e stanno portando il sistema d’istruzione al fallimento sociale. Alla disperazione delle nuove generazioni, vittime delle loro politiche di austerità, non offrono alcuna risposta. Ma non ci fanno paura perché siamo riusciti a realizzare con gli studenti una forte unità che saprà ricostruire una scuola migliore e aperta a tutti. Continueremo a rivendicare più salario, più diritti e più qualità del lavoro rinnovando il contratto.

Non arretreremo nella richiesta di stabilizzare i precari, cancellare le norme odiose sugli inidonei e rivedere le norme sulle pensioni.

Il 24 Novembre è stata un’ulteriore tappa della mobilitazione che continuerà per sconfiggere i conservatori che vogliono affermare le logiche aziendali anche nella scuola pubblica mentre fanno di tutto per garantire i privilegi delle private.

In tutte le scuole resteranno in piedi tutte le azioni di lotta decise nelle settimane scorse.

QUANTO COSTANO L’INVALSI E I SUOI TEST

Leggo su OrizzonteScuola.it un articolo sui test Invalsi e sui costi che lo Stato sostiene per realizzarli, mantenendo l’intera “baracca”. Sono cifre allucinanti che, se ridotte, darebbero un buon contributo al ddl Stabilità (ex Finanziaria).

Dopo lo scandalo sollevato dalla trasmissione Report sulle “Pillole del sapere” costate ben 730mila euro e commissionate, come pare, dalla precedente gestione (ma la Gelmini dice di non saperne nulla!), ora si parla di alcuni dei costi dell’InValsi.

Per il solo anno 2012, sono centinaia gli incarichi esterni con compensi che vanno da un minimo di 400 euro ad un massimo di 25 mila euro, per la realizzazione di vari progetti. L’Istituto ha sede a Frascati, nella splendida villa Falconieri, e può usufruire di un’auto adibita al trasporto collettivo, nonostante la stazione dei treni disti solo 2 km e la più vicina fermata dell’autobus si trovi a 1 km e mezzo.

Ma veniamo agli stipendi. Il Direttore generale ne percepisce uno di ben € 152.886,93. Anche il Dirigente di seconda fascia ha uno stipendio di tutto rispetto: ben € 92.588,59.

Sul costo stimato dei test che vengono somministrati – e imposti – ogni anno in tutte le scuole di ogni ordine e grado mi sono già espressa QUI: circa 8 milioni di euro per l’anno in corso.

A proposito di Spending review, mi chiedo (anzi, me lo chiedo di nuovo visto che me l’ero già chiesta) se non sarebbe il caso di tagliare un po’ questi costi (non dico eliminare i test, pur ritenendoli inutili) invece di togliere i posti ai precari della scuola, pericolo sventato per il momento. Ma tanto lo sappiamo tutti: dopo le le elezioni si ritornerà a parlare dell’aumento dell’orario di cattedra per i docenti. Naturalmente con il contratto scaduto e gli scatti ancora bloccati.

SCUOLA PUBBLICA, ORARIO DOCENTI, DDL STABILITÀ: IL GRANDE INGANNO

Non condivido in toto ma in buona parte sì. Articolo decisamente interessante.

CRITICA IMPURA

Di ALERINO PALMA

Il cosiddetto “effetto 24 ore”, a un mese o più dall’annuncio che l’orario dei docenti della scuola secondaria sarebbe stato aumentato senza colpo ferire (senza aumento di stipendio) e senza tener conto del contratto, consiste sostanzialmente nel fatto che tutto, nel lavoro a scuola come nel lavoro a casa, i colloqui con i genitori, le incombenze quotidiane legate agli incarichi, le riunioni, insomma tutto è diventato più faticoso, percorso come mai prima d’ora dal dubbio sul senso, sulle finalità del lavoro culturale scolastico.

Ho l’impressione, vengo subito al punto, che la mancanza di senso non sia dovuta a una proposta sciagurata, quella delle 24 ore, ma al fatto che siamo sempre più pericolosamente su un argine, quello tra la scuola intesa come luogo di apprendimento di una cultura disinteressata e qualcos’altro. Che finora abbiamo vivacchiato vicino al confine, spostando di qualche settimana, di qualche mese il momento…

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DDL STABILITÀ E SCUOLA: STOP ALL’AUMENTO DELL’ORARIO DI CATTEDRA PER I DOCENTI

Prime indiscrezioni sulla discussione riguardo agli emendamenti al ddl Stabilità (ex Finanziaria). La riunione è ancora in corso ma pare che siano stati trovati i fondi per coprire l’importo stabilito per la scuola, nell’ambito della Spending Review, scongiurando l’aumento delle ore di cattedra, da 18 a 24 ore, per gli insegnanti della scuole secondarie di I e II grado.

L’ARTICOLO VERRÀ AGGIORNATO AL PIÙ PRESTO IN ATTESA DI NOTIZIE PIÙ DETTAGLIATE. Per il momento invito alla lettura de Il Corriere e Il Messaggero.

SCUOLA E 24 ORE: CANCELLATO DAL DDL STABILITA’ L’AUMENTO DELLE ORE NELLE SECONDARIE

Il pericolo è scongiurato, però adesso bisogna lavorare in Parlamento con tutte le forze politiche per trovare l`alternativa per reperire i 183 milioni di euro per il 2013. Si toglieranno quelle spese che danno fastidio al nostro sistema”.

Così il sottosegretario all`Istruzione Marco Rossi-Doria ha confermato il dietrofront del governo sulla decisione di incrementare da 18 a 24 ore settimanali l`orario di lavoro per i docenti delle scuole medie e superiori.

Per il sottosegretario, anche l`ipotesi di portare le ore a 21 anziché 24 “è stata esclusa con una nota ufficiale del ministero”.

Rossi-Doria ha poi precisato che i fondi richiesti alla scuola dalla legge di stabilità verranno reperiti senza toccare il capitolo `personale`: “La ratio di questo cambiamento annunciato dal governo e dal Ministro va nella direzione di non toccare le questioni riguardanti l`organico”.

[fonte: Tuttoscuola.com]

AGGIORNAMENTO: I COMMENTI DEL MONDO POLITICO E SINDACALE

E’ una decisione che condividiamo e che abbiamo fortemente sostenuto pur rendendoci perfettamente conto che il problema vada posto e risolto con uno sguardo complessivo sul ruolo, i compiti e le prospettive di lavoro dei docenti che sono fondamentali per il successo scolastico degli studentiOccorre parlare  di tempo-scuola, di carriera, formazione permanente, innovazione e di stipendi perché solo così si potranno motivare e sostenere quei docenti che vivono la loro professione come vocazione ad un altissimo compito. Una volta superata questa fase critica della Legge di Stabilità dobbiamo tutti ragionare e contribuire per dare una soluzione a numerosi problemi che affliggono la scuola e che fino ad ora nessuno ha voluto affrontare seriamente. Siamo tutti consapevoli che sulla scuola si gioca il futuro del Paese“. (deputata  dell’Udc Luisa Capitanio Santolini, segretario della commissione Cultura e Istruzione della Camera)

Apprezzo il ripensamento da parte del governo su un provvedimento che ho sempre ritenuto profondamente sbagliato, perché tendente ad avvalorare quella formula del `ti pago poco-ti chiedo poco` che non può e non deve valere per un settore vitale della nostra società come quello della scuola“. (Elena Centemero, responsabile Scuola del Pdl)

Il governo annuncia il ritiro del provvedimento sulle 24 ore per gli insegnanti. Bene la mobilitazione porta i suoi frutti. Ma esperienza ci porta a dire che se non vedo non credo. Il testo della legge di stabilità è quello che conosciamo e quasi certamente sarà messa la fiducia su un nuovo maxiemendamento di cui vorremmo conoscere prima le scelte. Resta il problema della copertura che noi dell’Idv suggeriamo di trovare negli sprechi della politica. Qualche auto blu in meno, e qualche milione di euro in più alla scuola“. (Pierfelice Zazzera, deputato Idv vicepresidente di commissione Cultura)

[fonte: Tuttoscuola.com]

La situazione attuale deriva da decisioni assunte dal ministro e dal ministero dell’Istruzione che, scegliendo di aumentare il numero di ore di insegnamento, a parità di stipendio, hanno pensato di individuare ulteriori risorse per complessivi 700 milioni di euro per non meglio precisate finalità a partire dall’anno 2014. Pensando quindi di imporre da subito un aumento di ore, da 18 a 24, unico caso in Europa, si supponeva di poter creare una sorta di ‘tesoretto’, 520 milioni di euro, da investire in futuro.
La Commissione europea in occasione dell’insediamento di questo Governo aveva posto l’accento su due questioni, la valorizzazione professionale dei docenti e l’innalzamento e la verifica dei livelli di apprendimento. Temi che questo Governo non ha affrontato e che dovranno, ormai, essere nell’agenda politica del Governo che uscirà dalle elezioni. Il ministro Profumo eviti di creare ulteriori problemi limitandosi a gestire al meglio, con atteggiamento di sostegno e non di contrasto, il mondo della scuola , a partire dall’emanazione dell’atto di indirizzo per il pagamento degli scatti, così come si era impegnato a fare nel mese di giugno
. (Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola)

[fonte: Tuttoscuola.com]

ARTICOLI CORRELATI:

DDL STABILITA’ E SCUOLA: I SINDACATI CHIEDONO INCONTRO URGENTE CON LE FORZE POLITICHE

AUMENTO DELL’ORARIO DI CATTEDRA DA 18 A 24 ORE: ANCHE I DIRIGENTI DALLA PARTE DEI DOCENTI CONTRO PROFUMO

DDL STABILITA’ E CATTEDRE DI 24 ORE: ANCORA DUBBI E BUGIE. ORA LO CHIAMANO “BISOGNO PROFONDO DI INNOVAZIONE”

CONFRONTO TRA L’ORARIO DI CATTEDRA DEI DOCENTI ITALIANI E QUELLI DEGLI ALTRI PAESI EUROPEI

SCUOLA SECONDARIA: AUMENTO DELL’ORARIO A 24 ORE? CARO MINISTRO, CI VUOLE TUTTI PAZZI?

Inoltre consiglio la lettura di questo bell’articolo sul confronto tra scuola italiana e il resto d’Europa.

DDL STABILITA’ E SCUOLA: I SINDACATI CHIEDONO INCONTRO URGENTE CON LE FORZE POLITICHE

Per quanto possa servire, i maggiori sindacati della scuola (CGIL esclusa) chiedono un incontro urgente con i segretari dei principali partiti politici: Angelino Alfano del PdL, Pierluigi Bersani del Pd e Lorenzo Cesa dell’ Udc. L’argomento di cui discutere è, come facilmente intuibile, il ddl Stabilità che prevede l’innalzamento delle ore di insegnamento per i docenti delle scuole secondarie.

Queste le motivazioni addotte dai sindacati per dire NO al ddl: le misure previste per la scuola

1. sono state introdotte dal Governo senza alcun confronto con il sindacato
2. annullano il contratto di lavoro in materia di orario e retribuzione
3. innalzano arbitrariamente le ore di insegnamento, abbassando la qualità dell’istruzione
4. sottraggono opportunità di lavoro per decine di migliaia di docenti precari
5. riducono di fatto le retribuzioni, già ferme per il blocco del contratto e tra le più basse d’Europa

I sindacati, finalmente quasi tutti d’accordo, ritengono che un intervento del genere avrebbe effetti così negativi e così gravi sul personale docente, privandolo di fatto di una regolamentazione contrattuale nel rapporto di lavoro da essere inaccettabile. A ciò si aggiunge il rischio concreto che oltre a incidere negativamente sulla qualità della didattica, la modifica dei carichi orari possa rivelarsi ingestibile sul piano organizzativo e di gestione delle attività scolastiche.

Visto che il ddl deve essere discusso al parlamento, si auspica che i partiti appoggino i sindacati e le decine di migliaia di docenti che stanno già dicendo un forte e chiaro NO alle proposte del governo.

[fonte: Tuttoscuola.com; immagine da questo sito]

AUMENTO DELL’ORARIO DI CATTEDRA DA 18 A 24 ORE: ANCHE I DIRIGENTI DALLA PARTE DEI DOCENTI CONTRO PROFUMO

Pubblico alcuni stralci della lettera aperta al ministro Profumo inviata dal presidente dell’Anp (Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola, Giorgio Rembado. All’intero documento si può accedere attraverso questo LINK.

[…]
l’Anp esprime un netto dissenso sulla strada seguita dal Governo per introdurre l’orario settimanale d’obbligo d’insegnamento di 24 ore dei docenti di scuola secondaria, a costo zero e a fronte di un aumento delle ferie. Aumento peraltro solo simbolico, dato che risulterebbe fruibile unicamente in periodi nei quali già adesso i docenti sono di fatto liberi da impegni.

Le ragioni del nostro dissenso sono essenzialmente tre:
1) si viene a creare una grave rottura del rapporto sinallagmatico tra prestazione lavorativa e retribuzione dei docenti (sostanzialmente a circa un terzo di orario obbligatorio aggiuntivo non corrisponde alcun compenso economico);

2) la modalità della decisione e la misura inusualmente elevata dell’aggravio di lavoro imposto suonano come uno “schiaffo morale” alla categoria dei docenti, il cui lavoro viene implicitamente considerato di così poco momento da poterne variare l’entità in qualunque misura e in qualunque occasione, senza alcuna condivisione con gli interessati e senza corrispettivi sostanziali. C’è da chiedersi come mai solo a loro si imponga unilateralmente un consistente incremento della loro attività di insegnamento.
E la risposta è semplice: si perpetua lo stereotipo dell’insegnante come un lavoratore a tempo parziale, dimentichi del fatto che i docenti non lavorano diciotto ore alla settimana, ma fanno lezione per diciotto ore con tutto quello che ne consegue. Di tutto ha bisogno la nostra scuola fuorché di un ulteriore messaggio che ne riproduca i pregiudizi e ne svilisca la rilevanza agli occhi della pubblica opinione;

3) si determina una ri‐pubblicizzazione coatta del rapporto di lavoro della categoria dei docenti nella scuola – contrariamente a quanto avviene nelle altre pubbliche amministrazioni – considerato, invece, che dall’entrata in vigore della legge n. 421/1992 anche per gli insegnanti vale la definizione per via contrattuale degli aumenti retributivi corrispondenti agli impegni lavorativi. E in aggiunta, stante l’attuale moratoria contrattuale, la funzione docente è di fatto mortificata per l’assenza di ogni possibile diversificazione e sviluppo. Spetterebbe al legislatore riconoscere e valorizzare una funzione necessaria per dar vita ad ambienti di apprendimento efficaci e rispondenti ai bisogni delle giovani generazioni. Occorre, pertanto, ripensare l’attuale condizione degli insegnanti, tenendo conto della profonda trasformazione che nei fatti essa ha già subito, sia per effetto dell’autonomia scolastica che per gli interventi della Funzione pubblica sulla dirigenza e sulle regole di funzionamento delle amministrazioni pubbliche.

Inoltre, se si pone attenzione, come la presente Associazione si è sempre proposta di fare ai problemi della qualità del servizio e conseguentemente della prestazione professionale dei docenti, un aumento delle ore settimanali d’obbligo di insegnamento tout court ‐ così come previsto nel disegno di legge del Governo ‐ non sembra andare nella direzione auspicata del miglioramento di qualità dell’istruzione e della formazione. […]

DDL STABILITA’ E CATTEDRE DI 24 ORE: ANCORA DUBBI E BUGIE. ORA LO CHIAMANO “BISOGNO PROFONDO DI INNOVAZIONE”

Non c’è vergogna né pudore: dopo aver inserito nel ddl Stabilità l’art. 3, comma 42 che prevede l’innalzamento dell’orario di insegnamento per i docenti delle scuole secondarie di I e II grado dalle attuali 18 ore a 24, invocando la necessità di “equiparare l’impegno dei docenti italiani a quello dei colleghi dell’Europa occidentale” (che, guarda caso lavorano in media di meno delle attuali 18 ore), celando in modo alquanto maldestro la volontà di far cassa attraverso i famigerati tagli, ora il ministero dichiara che si tratta di un “profondo bisogno di innovazione nell’ambito dell’istruzione e della formazione“.

Onestamente non so di cosa si stia parlando. So che di ora in ora si rincorrono conferme e smentite. Tant’è che i timori a volte sembrano esagerati altre più che fondati. Nel frattempo il malumore serpeggia nei corridoi, nelle sale insegnanti, nelle alule scolastiche. Si sta pensando a come reagire, cosa fare, cosa proporre, indire assemblee, coinvolgere chi … non si sa. C’è tanta confusione e un’apprensione che mai, almeno per chi come me sta in cattedra da tanti anni, si era provata.

Ad ogni proposta precedente, da qualsiasi ministro provenisse, si assumeva una posizione di diffidenza, visto che l’abilità che, negli ultimi vent’anni almeno, tutti hanno palesemente manifestato è stata quella di cambiare le carte in tavola. Detta una cosa, subito se ne diceva un’altra per poi farne una terza. Arrivavano le smentite delle smentite e, di fronte a un atteggiamento del genere, si prendevano le distanze. Si diceva: tanto non fanno sul serio. Poi, quando davvero ci si rendeva conto che non scherzavano, si incassava il tutto con quella rassegnazione che è tipica di chi si sente una marionetta i cui fili possono essere tirati a piacere senza poter fare assolutamente nulla, senza poter opporre alcuna resistenza.

Mai, però, si era arrivati a sentirsi meno di una marionetta, meno di un burattino, piuttosto un sacco delle immondizie pronto ad essere gettato nella discarica dei senza dignità. Di quelli che contano meno di zero che, però, hanno in mano il futuro di chi un giorno farà parte del mondo del lavoro, della politica, della magistratura, della sanità … Andando avanti di questo passo, il nostro Paese sarà davvero in buone mani.

La scuola e il sistema di formazione dovrebbero essere una priorità assoluta per chi ci governa. Eppure non è mai stato così. L’Italia è fra i tre Paesi europei che spende meno per l’istruzione, solo lo 0,8 del PIL (vedi Rapporto EURYDICE 2012). Sulla scuola si risparmia, si taglia, si “ottimizzano le risorse”. La formazione degli insegnanti è sempre stata un problema di coscienza del singolo, mai sentita come necessità per migliorare il sistema scolastico. Il lavoro dei docenti è sempre stato basato sulla buona volontà di chi dà il giusto valore alla professione che svolge e sull’assoluta noncuranza di quelli che, invece, pensano di risparmiare energie lavorando il meno possibile. Tanto per quel che si guadagna …

Lo stipendio degli insegnanti italiani è agli ultimi posti in Europa (per fare un esempio, i finlandesi, l’eccellenza europea secondo i dati OCSE, guadagnano sino a 61mila euro annui lordi dopo 16 anni di servizio, mentre, in Italia, si arriva a 48mila euro lordi dopo 35 anni di servizio), ma questo non lo si dice. Ci sbandierano, invece, delle falsità sull’impegno didattico (ovvero, le ore di insegnamento frontale, a scanso di equivoci) dei colleghi europei che in media lavorano 16,3 ore. Altro che le 18 attuali e le 24 che il ddl vorrebbe affibbiarci!

Le prospettive sono tutt’altro che rosee. Eravamo abituati a essere considerati l’ultima ruota del carro, anzi, del carrozzone sgangherato come ormai è considerata la scuola pubblica, ma fino a questo punto … Profumo, dopo aver annunciato l’aumento delle ore, pensa di darci il contentino con 15 giorni di ferie in più. Sapete qual è il commento di gran parte dell’opinione pubblica? Ancora ferie? Ma se hanno già tre mesi … Nessuno considera che quei 15 gg in più sarebbero da fruire sempre nel periodo estivo, quando comunque non si è in servizio attivo a scuola, essendo sospese le attività didattiche. Quello che poi la gente non capisce è che questo contentino equivarrebbe a uno specchio per le allodole qualora lo fossimo. Ma non lo siamo e comprendiamo fin troppo bene che pochi potrebbero davvero usufruire delle ferie supplementari. Vediamo perché.

Chi insegna alle superiori ed è impegnato negli esami di Stato di fatto è in servizio attivo fino a metà luglio, più o meno. Sempre nello stesso ordine e grado di scuola da qualche anno c’è l’onere dei Debiti Formativi che gli studenti devono superare per essere ammessi alla classe successiva. Da anni i dirigenti tentano di far svolgere le prove per il superamento dei DF entro la fine di agosto, e in molti casi ci riescono pure. La tendenza generale è di rimandare il tutto a settembre, concludendo le operazioni (scrutini compresi) entro la prima settimana del mese, anche se in qualche caso si arriva a un compromesso e si iniziano gli “esami” l’ultimo lunedì di agosto. Ne consegue che, visto che il ddl specifica che tale periodo supplementare di ferie debba essere goduto nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative, velato riferimento agli “esami di settembre”, sarebbe comunque difficile per molti poter davvero farsi tutti e 51 giorni di ferie (suddivisi in: 32 di ferie vere e proprie + 4 gg di recupero delle festività soppresse + 15 gg supplementari proposti). Senza contare che i 6 gg cui avremmo diritto nel periodo delle lezioni, di fatto non li possiamo chiedere perché spesso i dirigenti pongono un limite al numero delle richieste, esigono che si trovino dei docenti disponibili per la sostituzione (il che implica che poi quelle ore le si debba restituire … ma allora di che ferie stiamo parlando?!) e che venga rispettata la norma che prevede la concessione delle ferie a patto che non ci siano oneri aggiuntivi per l’amministrazione.

Ma veniamo, dunque, agli effetti che avrebbe l’aumento delle ore di lezione sull’occupazione. Le ultime notizie parlano di chiarimenti sulla base della relazione tecnica che accompagna il ddl, in particolare il comma 42 dell’art. 3. “la norma in questione non comporta modifiche e in particolare riduzioni di organico … mantiene immutato l’orario di cattedra”, si legge a pagina 68. Ma allora perché finora si è parlato di un aumento delle ore di insegnamento? Pare che le ore aggiuntive debbano essere usate per la copertura degli spezzoni orario disponibili nella istituzione scolastica di titolarità, per spezzoni di sostegno e per le supplenze brevi e saltuarie. La corretta interpretazione va, però, in un’altra direzione rispetto alle voci della prima ora: la nuova norma prevede che il personale in questione sarà d’ora in poi obbligato alla copertura dello spezzone senza ricevere più una remunerazione aggiuntiva per questo.

Fin qui c’eravamo arrivati. Ma, fatti due conti, ci era parso di capire che a seguito dell’applicazione delle nuove disposizioni, il 30% delle cattedre venisse coperto dal personale superstite, dopo l’innalzamento delle ore di cattedra da 18 a 24. Sembra che le cose non stiano proprio così. Sarà il dirigente scolastico ad assegnare le ore in più ai docenti, con quale criterio non è dato sapere, coprendo più della metà degli spezzoni disponibili (9.269) mentre i rimanenti (11.483) saranno assegnati a personale precario, con supplenze fino al termine delle attività.
Agendo in questo modo, si arriverebbe a un risparmio di 265.705.154 euro, risparmio che deve essere garantito, come ha detto il ministro Profumo a Bersani che ha criticato questa parte del ddl, qualora si trovassero delle soluzioni alternative.

Così commenta la proposta di Profumo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda: «L’ispirazione della proposta muove dal dibattito culturale nel Paese sulla centralità della scuola. È infatti evidente ed emerge da tutta la letteratura pedagogica e organizzativa nonché dai confronti con le scuole europee che il nostro sistema di istruzione e formazione ha un bisogno profondo di innovazione». «Sarebbe importante riflettere sulla possibilità di considerare l’orario di lavoro dei docenti in modo nuovo, flessibile, capace di rispondere alle esigenze formative di tutti e di ciascuno, di programmare e autovalutare azioni innovative molteplici, di progettare percorsi di recupero e di valorizzazione delle inclinazione e dei talenti di ciascuno. Si tratta di una prospettiva culturale e politica seria sulla quale il ministro dell’Istruzione auspica che, a prescindere dalle soluzioni, anche diverse, che si troveranno per rispondere alle esigenze di bilancio, si possano confrontare le diverse opzioni miranti a costruire una scuola più equa, più solidale e più moderna».

Le osservazioni di Giarda sono certamente condivisibili. Quel che stona, in questo frangente, è l’invocare innovazione e flessibilità calando dall’alto un aumento dell’orario di cattedra, non si sa se per tutti o per qualcuno, né si capisce con quali criteri avverrà l’assegnazione delle ore in più per coprire spezzoni e supplenze brevi, per una questione dichiaratamente economica. Sono ancora necessari dei tagli? Ditelo senza tirar fuori scuse e soprattutto senza parlare di innovazione perché la scuola è già stata penalizzata negli ultimi anni dai tagli imposti dalla Gelmini e da Tremonti e per migliorarne la qualità o anche solo l’organizzazione non si può continuare a tagliare indiscriminatamente senza considerare che l’orario di lavoro – per tutti i dipendenti, pubblici e privati – è stabilito da un regolare contratto. Il nostro è scaduto da anni e, invece di rinnovarlo per poter offrire ai docenti uno stipendio più decoroso e finanziare la scuola investendo in qualità e formazione degli insegnanti (altro che digitalizzazione… ), si porta all’esasperazione anche i docenti che hanno sempre lavorato con impegno e coscienza ma che hanno evidentemente raggiunto il limite della sopportazione, e fisica e morale.

Tante belle parole non bastano per chiedere un sacrificio. Gli insegnanti hanno già fatto molti sacrifici. Ora è il turno dei politici. Che incomincino a tagliare stipendi e numero di parlamentari, perlopiù assenteisti. Poi, caso mai, potranno chiedere anche a noi qualche sacrificio in più.

[fonti: ilSole24ore e Tuttoscuola.com]

CONFRONTO TRA L’ORARIO DI CATTEDRA DEI DOCENTI ITALIANI E QUELLI DEGLI ALTRI PAESI EUROPEI

Riporto di seguito un documento curato dalla UIL (LINK) sul confronto tra l’orario di cattedra dei docenti italiani e quelli europei.

 

Orario settimanale di insegnamento dei docenti
Fonte Eurydice – 2011

 

primaria sec. Inf. sec. Sup.
Bulgaria 12 15 14
Polonia 14 14 14
Estonia 16 16 15
Rep. Ceca 17 17 16
Slovenia 17 17 15
Danimarca 18 20 19
Grecia 18 16 14
Austria 18 17 17
Romania 18 18 18
Slovacchia 18 18 18
Finlandia 18 16 15
Cipro 19 18 18
media UE 19,6 18,1 16,3
Germania 20 18 18
Ungheria 20 20 20
Belgio 21 19 18
Lettonia 21 21 21
Lituania 21 18 18
Lussemburgo 21 18 18
Irlanda 22 22 22
Italia 22 18 18
Francia 24 17 14
Spagna 25 19 19
Portogallo 25 22 22
Malta 26 20 20
Olanda m m m
Svezia m m m
Regno Unito m m m