“Gli occhi di Beatrice” di Horia-Roman Patapievici

Horia-Roman Patapievici è stato docente di Fisica all’Università di Bucarest fino al 1996, anno in cui ha abbandonato la carriera accademica per dedicarsi interamente alla cultura umanistica, di cui è oggi una delle voci in Romania più prestigiose e significative. Fondatore e direttore della rivista “Idee in dialogo” e autore di numerosi saggi mai pubblicati in Italia, dal 2005 è direttore dell’Istituto di cultura romeno.

“GLI OCCHI DI BEATRICE”

Com’era davvero il mondo di Dante?

Fin dalla notte dei tempi, la Divina Commedia ha dato vita ad arditi e raffinati tentativi di tradurre la cosmologia dantesca in rigorose immagini geometriche e astronomiche. Quasi nessuno, però, fra i dotti esegeti e gli abili illustratori di ogni epoca, ha ravvisato o messo in luce sostanziali differenze fra il trecentesco modello scientifico dell’universo e il singolare e personalissimo modello cui Dante dà prova di ispirarsi nella stesura del suo capolavoro. Formidabile poeta, acuto conoscitore della cultura scientifica, filosofica e teologica del suo tempo, negli ultimi canti del Paradiso Dante raffigura un mondo molto diverso da quello tradizionalmente accettato dalla critica: un mondo non euclideo, impressionantemente affine alle teorie dell’universo che Einstein avrebbe formulato secoli dopo.
A svelarci questo Dante finora pressocché ignoto e la sua complessa visione dell’universo è l’avvincente viaggio che un fisico di formazione, appassionato lettore della Commedia, intraprende sul filo dell’iconografia ufficiale per dimostrare come il genio dantesco travalichi i confini delle umane lettere e divenga profonda visione in grado di conciliare visibile e invisibile, Dio e ragione, mondo sensibile e mondo sovrasensibile.

[fonte: brunomondadori.com]

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