Archivio mensile:febbraio 2024

SCUOLA: VALDITARA DICE NO ALL’USO DELLO SMARTPHONE IN CLASSE MA LA DIDATTICA DIGITALE NON SI FERMERÀ

Immagine scaricata da questo sito

Fin dall’inizio del suo mandato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha espresso la sua contrarietà sull’utilizzo dello smartphone in classe durante le lezioni. Nella circolare del 19 dicembre 2022 ribadisce quanto già contenuto in una precedente circolare ministeriale del 15 marzo 2007, n. 30, emanata dall’allora ministro Giuseppe Fioroni. In essa venivano diffuse le “linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti”.

Nulla di nuovo, dunque. Valditara riafferma quanto già stabilito molti anni prima, giustificando la sua posizione contraria all’uso del cellulare in classe, a meno che non sia autorizzato dall’insegnante per scopi didattici, come «una generale norma di correttezza che, peraltro, trova una sua codificazione formale nei doveri indicati nello Statuto delle studentesse e degli studenti, di cui al D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249”; “l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto, un’infrazione disciplinare…».

Quindi la norma relativa all’uso degli smartphone durante le ore di lezione è contenuta nello Statuto delle Studentesse e degli studenti che però riguarda solo la scuola secondaria (nel DPR non è specificato il grado, tuttavia appare logico includere sia la secondaria di I grado – ex scuola media – sia le secondarie di II grado, ossia gli istituti superiori). Tale norma è valida per tutti gli istituti presenti sul territorio nazionale ma poi in ogni scuola esiste un Regolamento in cui possono essere incluse delle varianti.

In genere si parla di “utilizzo” e non di “possesso”, il che significa che gli allievi e le allieve possono entrare in classe con il cellulare. In alcune scuole gli stessi allievi e allieve sono invitati/e a consegnare al docente della prima ora il proprio dispositivo che poi verrà riconsegnato al termine delle lezioni (in alcuni casi è permesso l’uso durante la ricreazione). Tuttavia questa norma non è comune, così come in ogni regolamento del singolo istituto le sanzioni vengono stabilite in modo autonomo, sentito il parere del Collegio dei docenti e del Consiglio di Istituto. Per esempio, ho letto su alcuni siti regolamenti ancora in vigore che prevedono il “sequestro” del telefonino che poi verrà riconsegnato ai genitori convocati dal dirigente. Questa è un’operazione sconsigliata in quanto passibile di denuncia, come sottolinea l’avv. Marco Barone in questo articolo apparso su Orizzonte Scuola . L’avvocato, infatti, rileva che se il docente sequestra il cellulare a un allievo può essere perseguito per «appropriazione indebita ex art. 646 Cod. Pen., ma anche eccesso di potere/abuso d’ufficio». Ne consegue che tutto ciò che un insegnante può fare è scrivere una nota sul RE in cui si evidenzi l’inosservanza del regolamento, in seguito tale mancanza potrà essere sanzionata nei modi stabiliti dal regolamento d’istituto. Generalmente determina grave inosservanza l’utilizzo dello smartphone durante i compiti in classe e ancor più grave quando risulti palese che l’allievo in questione ha attinto dal web informazioni utili allo svolgimento del compito stesso.

Negli ultimi giorni il ministro Valditara ha annunciato una nuova stretta: il cellulare e il tablet saranno sconsigliati – attenzione, non vietati in modo perentorio – nelle scuole d’infanzia, nelle primarie e nelle secondarie di I grado. Sembrano essere quindi esclusi i licei e gli istituti di istruzione secondaria di II grado. La norma in via di definizione sarebbe motivata dalla considerazione che i dispositivi succitati costituiscono «un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti». Viene quindi ribadito il primo punto, già presente nelle circolari precedenti, ma con un’aggiunta che, a mio parere, non è affatto trascurabile: una mancanza di rispetto verso i docenti.

Le cronache degli ultimi mesi hanno, infatti, messo in evidenza quanto agli studenti e alle studentesse piaccia riprendere con il telefonino i professori nello svolgimento delle loro funzioni, a maggior ragione se nei loro confronti si assumono atteggiamenti di dileggio. Credo siano noti episodi gravi come quelli accaduti a Rovigo e ad Abbiategrasso. Probabilmente se a Rovigo i docenti si fossero premurati di ritirare i dispositivi all’inizio delle lezioni, per poi restituirli a fine mattinata, quantomeno non sarebbe stato diffuso il video dell’aggressione subita da parte dell’insegnante.

Ritengo che le intenzioni dell’attuale ministro siano dotate di buonsenso e che non abbiano come scopo la messa al bando dei dispositivi ai fini didattici, anche perché non si parla delle strumentazioni di cui le scuole sono dotate. Quando Valditara afferma che «il cellulare verrà di fatto vietato alle scuole dell’infanzia, alle elementari e alle medie anche per scopi didattici. E alle elementari e alle medie verrà suggerito di evitare l’uso del tablet» fa riferimento ai dispositivi personali (anche se dubito, in realtà, che i bambini delle scuole materne si presentino a scuola con lo smartphone). Insomma, quello che sarà vietato è il BYOD (Bring your own device) già previsto dal Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), il documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca “per il lancio di una strategia complessiva di innovazione della scuola italiana e per un nuovo posizionamento del suo sistema educativo nell’era digitale”. Ora questa disposizione, vecchia di 8 anni, è decisamente superata e vi spiego perché.

Nel 2022 l’allora ministro Patrizio Bianchi annunciava una vera e propria rivoluzione digitale delle nostre scuole grazie ai fondi stanziati dal PNRR per il progetto denominato “Scuola 4.0”. Più di 2 milioni di euro saranno impiegati «per trasformare 100.000 classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e creare laboratori per le professioni digitali del futuro negli istituti scolastici del secondo ciclo.». Non solo, «fra risorse PNRR e altri fondi europei si tratta di 4,9 miliardi messi a disposizione per cablare aule, formare docenti, portare la banda ultra larga a scuola, sostenere la digitalizzazione di segreterie e pagamenti legati alle attività scolastiche, innovare gli spazi didattici.». Tali fondi interesseranno anche le scuole del primo ciclo, compresi gli «ambienti innovativi per la scuola dell’infanzia» per cui verranno spesi circa 250 milioni. E chi pensa che comunque ci saranno discriminazioni tra nord e sud si sbaglia: il 40% dei fondi stanziati sarà riservato  agli istituti scolastici delle Regioni del Mezzogiorno. Naturalmente ogni scuola deve presentare un progetto (anzi, i progetti sono già stati presentati per essere realizzati entro il 2025) che sarà esaminato e approvato, sempre che risponda ai requisiti. Ne consegue che la diffusione di tali innovazioni dipenda molto da come le scuole dimostreranno di voler utilizzare questi fondi.

Da ciò si evince che proibire – o sconsigliare – l’utilizzo dei dispositivi personali non pregiudica l’uso delle strumentazioni in dotazione delle scuole. Ormai in numerose aule scolastiche sono presenti le LIM (lavagne interattive multimediali) oppure le più moderne Digital Board attraverso le quali è possibile connettersi alla rete e che rappresentano uno strumento indispensabile per una didattica collaborativa e inclusiva.

La pandemia ci ha catapultati in un mondo sconosciuto ai più, però con la DAD (didattica a distanza) e la DDI (didattica digitale integrata) gli insegnanti hanno scoperto le grandi potenzialità di questa didattica innovativa cui ormai è impossibile rinunciare. La formazione – del tutto volontaria, lo sottolineo – ha contribuito alla diffusione di nuove metodologie maggiormente coinvolgenti e inclusive. Con le risorse del PNRR la scuola si avvia verso un futuro che corre veloce, basti pensare all’utilizzo dell’AI, una risorsa preziosa a patto che sia utilizzata dagli studenti in modo corretto. Per questo c’è bisogno di impegnarsi ancora di più nell’ambito dell’educazione digitale, già prevista da anni tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, un piano sottoscritto da 193 Paesi delle Nazioni Unite.

Insomma, i divieti o i “consigli” di Valditara, che riguardano l’utilizzo dei dispositivi personali, non saranno certamente un ostacolo all’innovazione didattica attraverso il digitale. Ormai non è più possibile tornare indietro.

Altre fonti: La Repubblica; Orizzonte Scuola.