Come si scrive?

Chi scrive male, pensa necessariamente male. Senza la grammatica non è possibile costruire alcun mondo terreno né extraterreno. E’ proprio nella grammatica, come disse già Nietzsche, la base stessa dell’esistenza di Dio! Bisogna anche riconoscere che il mondo moderno, attraverso lo sviluppo costante della tecnica, ha costretto il linguaggio a continue e incessanti mutazioni. Mancando le strutture di controllo, venendo meno gli insegnamenti scolastici, essendo quasi nulli gli apporti letterari, chi potrebbe e in base a quale autorità, fornire precise indicazioni linguistiche o almeno estemporanei consigli? (tratto da “Il dizionario degli errori e dei dubbi grammaticali”, Newton editore, a cura di Ludovico De Cesari)

Leggendo i giornali o navigando nella rete spesso ci si imbatte in svariati errori di ortografia, a volte tanto radicati e d’uso talmente comune da non poter credere a delle semplici sviste.
L’Italiano corretto, quello che possiamo considerare standard, è una lingua sempre più sconosciuta. Ormai sembra che si debba a tutti i costi sfoggiare parole straniere, perlopiù inglesi, per poter essere considerati degli abili parlanti. Per carità, le lingue straniere hanno sempre influenzato le varie parlate: il Latino stesso, la lingua madre da cui derivano tutte le lingue neolatine (fra cui, ovviamente, l’Italiano), è in buona parte costituito da parole greche, il Francese è pieno di latinismi e italianismi, l’Inglese è ricco di parole latine, nonostante sia una lingua germanica e non romanza. Diciamo che la maggior parte delle lingue occidentali hanno una comune origine indoeuropea, quindi non deve apparire affatto strano che in qualche modo siano ibride.

Ma veniamo alla scrittura delle parole. Innanzitutto: cosa significa “ortografia”? È formata da due parole greche: orthòs, che significa “corretto”, e graphìa, dal verbo gràpho, “scrivo”. Quindi, ortografia rimanda al concetto di “scrittura corretta”.

A parte gli errori più comuni che riguardano l’uso delle doppie o della lettera h, ci sono altri dubbi che assillano gli Italiani, quando scrivono. Ad esempio l’utilizzo degli accenti, grave e acuto, o la necessità di accentare i monosillabi, cosa richiesta raramente e unicamente per distinguere delle parole omografe (cioè che si scrivono allo stesso modo, da homòs che in Greco significa “uguale”). Altro dubbio è l’utilizzo dell’apostrofo che a volte, del tutto a sproposito, viene sostituito dall’accento (ad esempio, po’ si scrive con l’apostrofo e non ). Oppure i plurali delle parole che terminano in –cia o –gia, l’uso della i con il digramma sc … insomma, di dubbi ce ne sono molti e possono venire a tutte le età e a tutte le persone, indipendentemente dal grado di istruzione. Ma non siamo i soli: quand’ero in Inghilterra ho visto che anche gli Inglesi commettono svariati errori ortografici!

Nelle pagine che seguono indicherò i più comuni errori, nella speranza di offrire un servizio utile non solo agli studenti ma anche a tutti gli adulti che dai tempi della scuola, evidentemente, si trascinano dietro gli errori ortografici. In fondo, come diceva il celebre maestro Manzi, “non è mai troppo tardi per imparare”.

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  1. Non mi meraviglio di nulla. Ho insegnato in una ragioneria del milanese e mi è toccato rilevare nelle prove scritte della stragrande maggioranza degli alunni ,orrori ortografici di ogni tipo. Alla fine solo perchè ho valutato secondo scienza e coscienza il preside ha avviato un procedimento disciplinare nei miei confronti. Questa è la scuola di qualità.

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