Archivi giornalieri: 24 settembre 2011

SARA’ ASSUNTO CHI INDOVINA IL COLORE DEL CAVALLO BIANCO DI NAPOLEONE by GIORGIO ISRAEL

Sfoglio alcuni libri di testo per le scuole medie e la realtà supera la fantasia. Nel libro di storia non c’è un brano che duri con continuità più di mezza pagina: titoletti, sintesi di poche righe, immagini, riquadro con una frase celebre, e poi – prima di passare a un altro “modulo” – domande su domande per verificare che l’accrocco di nozioni sia stato assimilato. Stessa faccenda per la geografia. Anche la matematica è ridotta a frammenti: regolette, esempi, applicazioni, mai un concetto, mai un teorema (cos’è un teorema? roba che si mangia?). E meno male che si predica contro l’insegnamento “nozionistico” della matematica… Poi, anche qui, verifiche di apprendimento a tutta birra, a base di “quesiti a risposta multipla”. Il quadratino da riempire con la crocetta è la forma dominante nei libri scolastici. E poi ci si chiede come mai i ragazzi non riescano a leggere più di mezza pagina per volta, non riescano a scrivere più di una riga per volta, non sappiano cosa sia una frase e comunichino in stile sms.La prossima selezione per più di duemila posti di dirigenti scolastici verrà fatta con una prova preliminare a base di quiz: su 5750 domande ne verranno sorteggiate 100 cui rispondere in 100 minuti. Per superare la prova occorrerà indovinarne l’80%. I furbi le hanno già “messe in rete” e molte risultano insensate. Pare che anche per diventare ragioniere presso la Presidenza della Repubblica occorra superare un test con domande esilaranti. Ai candidati si chiede quale sia il finale dei Promessi Sposi e se l’apparato di cui il cuore è l’organo centrale sia circolatorio, digerente, locomotore o urinario. Così il Colle più alto rischia di avere un commercialista che sa come va a finire per Renzo e Lucia ma crede che si faccia pipì con il cuore. Un’altra domanda è chi abbia inventato l’alfabeto Morse e tra le risposte ovviamente c’è Morse, per cui ci si chiede come possa esistere una persona a tal punto deficiente da scegliere come risposta Darwin… Invece esiste: ed è chiaramente chi ha pensato un simile test.

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UN INSEGNANTE DROGATO NON E’ PERICOLOSO PER GLI STUDENTI. PAROLA DI CGIL

E’ noto il caso di quell’educatrice di una agenzia di servizi di Firenze che ha assunto eroina nel bagno di una scuola primaria fiorentina. Nell’immediatezza del fatto, sono esplose le polemiche e l’assessore alla scuola del Comune di Firenze, Rosa Maria Di Giorgi, ha avanzato la proposta di sottoporre il personale scolastico a test antidroga.

Io sono completamente d’accordo. Possono farmi il test anche domani …
Ma c’è chi obietta perché c’è droga e droga e non tutte sono pericolose. Inoltre, bisogna distinguere tra consumo abituale e non. Insomma, per alcuni fumare uno spinello prima di entrare in classe non sarebbe poi la fine del mondo. Forse ignorano che l’effetto di un solo spinello è pari al fumo di venti sigarette. Senza contare, poi, che il consumo di cannabis, secondo i ricercatori, avrebbe effetti deleteri sull’ippocampo, la regione del cervello in cui si trovano i circuiti di neuroni necessari per la realizzazione di una serie di funzioni cognitive collegate con la memoria. Fatto questo che a me pare fondamentale trattandosi di insegnanti.

Secondo il segretario della Cgil Scuola Mimmo Pantaleo, un insegnante che si fa uno spinello ogni tanto è compatibile con l’insegnamento. Se così non fosse, si dovrebbero licenziare probabilmente la metà dei dipendenti pubblici. Affermazioni che si basano su delle illazioni e che, a mio parere, sono di una gravità inaudita.

Poi, sempre secondo Pantaleo, bisogna anche concedere delle “attenuanti” a chi facesse uso di droghe perché va capita esattamente la condizione psicologica dell’insegnante che dovesse fare uso di stupefacenti. Bisogna vedere insomma se quell’insegnante ha l’attitudine all’insegnamento indipendentemente o no dall’uso di stupefacenti. E questo non lo si può fare con un semplice test antidroga.
Lo stesso discorso varrebbe anche per gli allievi: dovremmo dire a tutti gli studenti italiani che fanno uso di droga che non possono più entrare nelle aule.

A me queste affermazioni suscitano orrore. Sì, orrore e non esagero.
Secondo Pantaleo, insomma, si dovrebbe chiudere un occhio sul docente consumatore di spinelli così come facciamo, noi insegnanti, con gli studenti. Come se fosse facile individuare chi fa uso di droghe e, soprattutto, come se fosse facile affrontare questo tipo di discorso con le famiglie e con gli studenti. Spesso le prime non ne vogliono sentir parlare perché non credono di avere un figlio drogato e i secondi negano. A meno che non li si colga sul fatto ma in questo caso direbbero che si tratta di un episodio assolutamente isolato.

Nel caso dell’educatrice toscana, poi, non si parla di uno spinello fumato nel bagno della scuola durante l’intervallo, si parla di overdose di eroina. Ma anche qualora la dose assunta non avesse avuto degli esiti così drammatici, si può solo immaginare in quali condizioni la docente si sarebbe presentata in classe per assistere, in qualità di insegnante di sostegno, gli scolari a lei affidati. Un ruolo di una delicatezza estrema che richiede una lucidità mentale e un’efficienza fisica che qualsiasi droga attenuerebbe, anche la più leggera.

Il test antidorga sarebbe una soluzione, anche non drastica. Nel senso che un docente drogato avrebbe comunque diritto, secondo me, a conservare il suo posto ma dovrebbe essere immediatamente sospeso, affidato ad un centro riabilitativo e riammesso in servizio solo in presenza di una documentazione che attesti il superamento del problema.

Ma il test antidroga secondo alcuni è incostituzionale. Il sottosegretario con delega alle politiche antidroga, Carlo Giovanardi, ha tuttavia dichiarato che non c’é alcun problema di costituzionalità a effettuare test antidroga sugli insegnanti. Semmai, problemi di copertura finanziaria.

Come al solito, dunque, è “solo” un problema di soldi.

[fonte: Tuttoscuola]

AGGIORNAMENTO DEL POST, 26 SETTEMBRE 2011

GIOVANARDI: PANTALEO, UN IRRESPONSABILE

Il ministro Giovanardi non ha tardato a replicare al segretario della Cgil Scuola Mimmo Pantaleo.

«Le dichiarazioni di Mimmo Pantaleo sono totalmente fuori luogo ed irresponsabili nel contesto della serietà e della integrità psichica e comportamentale che è richiesta ad un insegnate, che oltre a trasmettere semplici nozioni ai bambini ed ai ragazzi, trasmette anche e soprattutto modelli educativi, comportamenti e stili di vita sani e valori positivi. Non mi sembra proprio che drogarsi sia tra questi». Prosegue Giovanardi: «La totale e disinformata superficialità con cui si vuole ancora assolvere la cannabis e i suoi derivati, si scontra irrimediabilmente con le evidenze scientifiche che hanno dimostrato come questa sostanza ed i suoi derivati siano in grado di alterare le più nobili funzioni cognitive di una persona. Basti pensare alle drammatiche conseguenze già avvenute nel nostro paese di persone alla guida sotto l’effetto di cannabis che, non molto tempo fa, hanno ucciso in un incidente stradale ben 7 persone e tanti altri casi analoghi che sono stati documentati in questi anni. E’ completamente fuorviante parlare ancora di droghe leggere. Un’ulteriore perplessità viene dal fatto di come si possa accettare che una persona dedita al consumo di stupefacenti e quindi con un comportamento e uno stile di vita assolutamente a rischio sia per la propria salute mentale e fisica, possa trasmettere modelli e stili d i vita sani a i nostri figli».

Dello stesso parere anche il MOIGE. Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Moige e membro della Consulta per le politiche antidroga presso la Presidenza del Consiglio dei ministri osserva:

«Il tema della droga non può essere affrontato con superficialità e sufficienza. La scuola e i nostri ragazzi non hanno bisogno di maestri che si drogano, ma che siano coerenti con i valori e i messaggi educativi positivi che devono trasmettere ai nostri figli. E continua: «Non ci si può nascondere dietro l’attenuante della differenza tra droghe pesanti e droghe leggere: è stato, d’altra parte, ampiamente dimostrato che tutte le sostanze stupefacenti hanno effetti nocivi sulla salute. E’ necessario che l’attenzione sulla diffusione della cannabis sia sempre viva proprio perché i suoi effetti sono spesso sottovalutati e questo vale in particolare nelle scuole e in tutti quei luoghi che rappresentano un punto di incontro e di socializzazione dei ragazzi».

Non posso che essere d’accordo con entrambi.

[fonte: Giornalettismo]