COMPITI A CASA: IL MINISTRO PROFUMO DÀ RAGIONE AI GENITORI FRANCESI

Ha fatto davvero notizia la protesta dei genitori francesi contro i compiti a casa per i bambini delle elementari. La discussione ora si è allargata a molti siti giornalistici e non. Anche il ministro Profumo si è sentito in dovere di dire la sua. E ha dato ragione alle mamme e ai papà d’Oltralpe.

«Una versione di latino può essere anche copiata da internet. Credo sia più interessante far lavorare i ragazzi con strumenti logico-deduttivi. O farli uscire da casa per seguire un progetto organizzato dalla scuola. Sì, sono d’accordo nel dare meno compiti a casa», così commenta.
Mi permetto di osservare che la protesta francese riguarda i bimbi che frequentano le primarie. Che c’entrano le versioni di Latino? E poi, non pare che abbia scoperto l’acqua calda: sono anni che ripeto quanto sia inutile dare dei brani da tradurre a casa quando si sa benissimo che i ragazzi sul web trovano le traduzioni già pronte. E poi, cosa significa “far lavorare i ragazzi con strumenti logico-deduttivi”? Forse non lo facciamo già noi insegnati? Quanto ai progetti, in tutte le scuole di ogni ordine e grado ce ne sono molti, troppi. Alcuni decisamente inutili anche se la maggior parte è di certo interessante. Inoltre mi permetto di osservare che “farli uscire da casa per seguire un progetto organizzato dalla scuola” – cosa che già si fa in moltissime scuole, specialmente nell’ambito degli scambi – sarebbe improponibile nei pomeriggi liberi, al posto delle attività domestiche. Gli allievi, specie quelli delle superiori, si ribellerebbero perché, si sa, in nome della cultura si fanno anche sacrifici, ma rigorosamente durante l’orario scolastico. E poi ci chiedono comunque di terminare i programmi, di presentarsi agli scrutini con “un congruo numero di valutazioni”.

«Dobbiamo insegnare a fare gruppo, ed evitare che gli studenti si isolino nella loro cameretta. D’altronde – aggiunge il ministro – credo che in classe imparino solo una parte delle loro competenze. Il resto arriva da altri input. Piuttosto, tra i banchi, si cominci a pensare di preparare i ragazzi ai test di ingresso delle università», prosegue il ministro. Quindi, dovremmo seguirli nei pomeriggi in attività che diano loro degli input (caro ministro, qualche idea, please!), costringerli ad uscire dalle aule scolastiche senza obbligarli ad isolarsi entro le mura domestiche, trovare qualcosa di interessante da proporre (come fosse facile!) e prestare un servizio gratuito. Immagino che il ministro non possa elargire fondi per pagare le attività extrascolastiche, ovvero quelle che per i docenti sono in eccedenza rispetto all’orario. Ma andiamo avanti.
Alle superiori dovremmo, dunque, preparare gli studenti a superare i test d’ingresso per l’università. Un training to the test, insomma, in aggiunta,verosimilmente, a quello che già molti fanno per i test InValsi. E all’Esame di Stato la commissione cosa chiede? I contenuti presenti nel programma oppure si accerta che i maturandi abbiano la preparazione adeguata per l’ingresso all’università? E negli istituti tecnici o professionali in che cosa devono essere particolarmente istruiti i ragazzi che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro? A fare la fame perché il lavoro non c’è?

«Visto che, finalmente, la scuola si è lasciata dietro la polvere della tradizione – continua il ministro Profumo – ora è il caso di pensare anche ad un modello nuovo dei compiti a casa. Sono cambiati i contorni del mondo dell’istruzione, possiamo quindi cambiare anche le relazioni». Che possono essere altro dalla traduzione, la versione in prosa, la risoluzione di un problema o il capitolo di storia. Profumo pensa forse che un modello nuovo di compiti a casa sarebbe più gradito? E a scuola che si fa? Si continua a tradurre, risolvere problemi, studiare la storia chiedendo scusa se siamo così tradizionali da non riuscire nemmeno a modificare un po’ la didattica?

Insomma, a me pare che sia facile parlare. Ma dalle parole a i fatti ce ne vuole. E che dire di un po’ di formazione per gli insegnanti? Se ne parla ma alla fine non si fa nulla.

[fonte Il Messaggero]

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Da piccola preferivo parlare ... oggi mi piace scrivere

Pubblicato il 30 marzo 2012, in Esame di Stato, Francesco Profumo, giovani d'oggi, scuola, studenti con tag , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 17 commenti.

  1. Alla fine non se ne farà niente. Sono i soliti discorsi a vanvera. In realtà i ragazzi hanno bisogni di momenti in cui sono soli con ciò che devono studiare. In alcuni casi (rari) le famiglie sono in grado di a dare una mano. Difficilmente troveranno un aiuto in casa per quanto riguarda matematica.
    Per quello ci sono io, così le famiglie contribuiscono al mio sostentamento.

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  2. Tradizione:il complesso delle memorie,notizie e testimonianze trasmesse da una generazione all’altra(Dizionario Devoto-Oli).Personalmente trovo che la tradizione non sia una cosa disprezzabile, anche se sono opportuni rinnovamento e adattamento a situazioni attuali. Forse ragiono così perché sono anziana,ma trovo che il voler essere moderni a tutti i costi ha prodotto danni : abolendo lo studio a memoria delle poesie(invece di limitarlo soltanto) si è ottenuto che le nuove generazioni hanno scarsa capacità di memorizzare;dal trascurare ortografia e grammatica è derivato che ai concorsi per magistrati molti non sono stati ammessi per gli errori riscontrati nei temi…Sul problema compiti a casa insisto:meglio pochi,anche tradizionali purché”intelligenti”,( e che poi vengano corretti in classe),piuttosto che molti,che poi vengono fatti in fretta e meccanicamente. Ed esprimo una speranza: che un giorno diventi Ministro(o almeno Sottosegretario) un modesto docente(di scuola secondaria o primaria),che abbia non solo teorie ma soprattutto esperienza di insegnamento

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    • Sono d’accordo con te. Soprattutto sul fatto che i compiti assegnati vadano corretti, altrimenti sono proprio inutili. Si perde tempo, è vero, ma è un’occasione preziosa per venire incontro alle difficoltà dei ragazzi. Io chiedo sempre quanti che errori hanno fatto e di che tipo. Generalmente si espongo senza problemi, cosa che non fanno in altre situazioni perché hanno il timore di essere giudicati.

      La tradizione non è disprezzabile e la penso anch’io come te, benché sia più giovane. Credo che il buon senso non abbia bisogno di dati anagrafici e che la tradizione non abbia mai una data di scadenza. 😉

      P.S. Mi candido subito a sottosegretario … ma come si fa? 🙄

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  3. Ma su Marisa, non essere così severa: Profumo è entrato in politica e deve fare quello che ciascun nostro politico ha sempre fatto: parlare a vanvera, pronunciando frasi ad effetto che piacciano all’ingenuo e incauto ascoltatore.

    @wolfdo: io mia figlia posso aiutarla anche in matematica, ma se hai bisogno di sostentamento una spaghettata la posso sempre improvvisare, e magari ci scappa anche un dolcetto 😀

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  4. Sono in tanti a parlare senza avere esperienza e senza doversi poi ritrovare a tradurre in proposte sensate e realizzabili discorsi sull’aria fritta giusto per sentirsi moderni. L’effetto è lo stesso che fa la vista degli anziani vestiti da teenagers!!! L’impressione che ho tutte le volte che sento questi discorsi è che chi li pronuncia stia dichiarando che le fondamenta della cultura non siano più interessanti, non abbiano più nulla da dire alle generazioni di oggi e su questo proprio non sono d’accordo! Quando si dice che bisogna cercare strumenti più affini al linguaggio dei ragazzi e nuovi modi di proporli va bene, ma i contenuti devono restare quelli. Inoltre, ritengo un bene che i ragazzi imparino anche a stare da soli, a riflettere e confrontarsi con interessi e difficoltà, a crearsi un pensiero proprio e porsi domande. E poi non capisco perchè ogni volta si tenti di trasformare la scuola in un parco di divertimenti…
    Concordo con le parole di lilipi.

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    • Leggendo l’ultima parte del tuo commento – che condivido in toto – mi è venuto in mente questo vecchio post. Da leggere soprattutto il resoconto di un brainstorming fatto in classe con i miei allievi sul tema: “Come vorrei stare a scuola”. Altro che parco di divertimenti … 😦

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      • Ho letto il post, interessante…e triste!
        La mia esperienza è che l’utilizzo della lim, oppure di filmati (ad esempio faccio vedere anatomia in 3D o filmati di scienze in inglese o scienze applicata al quotidiano), oppure ancora di nuovi metodi per apprendere matematica, ad esempio, in collaborazione con una compagnia telefonica che ha messo a punto un software per l’apprendimento della matematica, abbiamo provato a risolvere un giallo a puntate, insomma tutte queste trovate funzionano, perchè intercettano il loro modo di comunicare. Questo
        però è metà del lavoro…l’altra metà inevitabilmente ce la devono mettere
        gli alunni, perchè spesso quella che chiamano noia è la loro pigrizia cronica abbinata al rifiuto assoluto di fare fatica…dove fatica, per loro, è anche copiare gli esercizi dalla lavagna!! Somigliano un po’ a certi fanciulli per cui
        “abbiamo suonato il flauto e non avete ballato…”.
        Un capitolo a parte, invece, lo meriterebbero gli edifici scolastici bui e cadenti, altamente simbolici dei pasticci che stiamo combinando con l’istruzione…

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      • Credo che per le materie scientifiche sia più facile trovare soluzioni alternative alla lezione frontale tradizionale. La scorsa settimana ho assistito, nel mio liceo, alla presentazione di una nuova storia della letteratura italiana nell’edizione mista con contributi digitali. Alla fine, però, ciò che si è visto sulla LIM, a livello di apparato operativo, era più o meno quello che tutti i manuali riportano nella parte relativa alle attività (analisi del testo, comprensione, approfondimento …); per i ragazzi certamente è più stimolante ma non vedo, onestamente, questa straordinaria novità. Senza contare che i contributi digitali spesso sono la riformulazione di ciò che già c’è nel testo e che gli approfondimenti, per motivi di tempo, dovrebbero essere oggetto di “compiti a casa” e chissà come li fanno. 🙂

        Quanto agli edifici scolastici, io sono fortunata perché la mia scuola è bella, nuova, luminosa, con tutti i comfort (il bar sforna ogni giorno decine e decine di croissant il cui profumo si spande dappertutto) … ma non è che i ragazzi studino di più. 😦

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  5. Su una parete della mia scuola media c’era scritto:”Non scholae sed vitae discimus”.Alla luce di questo, penso che la scuola non possa e non debba essere un parco di divertimenti, proprio nell’interesse degli alunni, che un giorno dovranno affrontare responsabilità nel lavoro, in famiglia…Io penso che i docenti non debbano “terrorizzare”(come avveniva una volta) e annoiare i ragazzi, ma,oltre ad interessarli e guidarli,anche esigere impegno e correttezza
    @marisa
    Non so come puoi candidarti a Sottosegretario, ma se trovi il modo di farlo,ti appoggeremo in molti…

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  6. grande sono d’accordissimo con te ministro pensa che noi sacrifichiamo tutti i nostri pomeriggi a studiare.grazie per la fiducia!!! XD

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