Elementi di fonetica della lingua latina

L’ALFABETO

A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z
a b c d e f g h i k l m n o p q r s t u x y z

NOTE: Il segno V (minuscolo u) indicava sia il suono vocalico sia quello semiconsonantico della u

VOCALI

Le vocali latine sono a, e, i, o, u, y; tuttavia la i e la u assumono la funzione di semiconsonanti nei seguenti casi (non sono propriamente pronunciate come vocali):

1) Quando si trovano in principio di parola e sono seguite da una vocale, esempio:

Iulius = “Giulio”
Iam = “già”
Uia (in genere scritto e pronunciato
via) = “via”

2) Quando si trovano all’interno di una parola e sono in mezzo a due vocali:

Maius = “maggio”
Nouem (in genere scritto e pronunciato novem) = “nove”

La y si trova solo nelle parole di origine greca.

Una caratteristica non comune alla lingua italiana che avevano le vocali latine è la “quantità”, cioè la maggiore (vocale lunga) o minore (vocale breve) durata della pronuncia.

DITTONGHI

Il latino presenta i seguenti gruppi vocalici che generano dittongo:

au

es. aurum, oro

ae (deriva dall’arcaico -ai-)

es. saepe, spesso

oe (da -oi-)

es. poena, pena

eu (raro)

es. heu, ahimè

ei, ui (rari)

es. hei, hai!; cui, al quale

yi (nei grecismi)

es. Harpyia, Arpia

Nella pronuncia scolastica (che segue cioè la tradizione della Chiesa cattolica) ae e oe si pronunciano e. Il dittongo yi si pronuncia i.

LA QUANTITÀ VOCALICA

La vocale lunga, di durata doppia rispetto alla breve, si indica con una lineetta sopra la lettera (ē)

La vocale breve, che verrà pronunciata per meno tempo rispetto ad una normale, si indica con una ondina (ĕ)

Alcune parole latine hanno come unica distinzione la diversa quantità vocalica, come in questi esempi:

labor (a lunga) (io) scivolo labor (a breve) la fatica
malus (a lunga) il melo malus (a breve) cattivo
furor (u lunga) (io) rubo furor (u breve) il furore
liber (i lunga) libero liber (i breve) il libro

LE SILLABE

In latino ci sono sillabe lunghe e sillabe brevi.
– una sillaba è breve se è aperta (ovvero termina per vocale) e contiene una vocale breve
– una sillaba è lunga se è aperta e contiene una vocale lunga o un dittongo, oppure se è chiusa (ovvero termina per consonante).

NB. I dittonghi sono sempre lunghi; due vocali accostate che non formano dittongo sono entrambe brevi. Una vocale breve, quando è seguita da due o più consonanti, viene considerata lunga (si dice “lunga per posizione”). Questo vale anche per le consonanti “doppie”, come la x (che si pronuncia cs e quindi conta per due) e anche se le due consonanti fanno parte della parola successiva.

LE REGOLE DELL’ACCENTO

1) “legge della baritonèsi”: in latino l’accento non cade mai sull’ultima sillaba. Non esistono quindi parole tronche, tipo “città”. C’è qualche eccezione, ma solo apparente: adhùc, illìc, illùc e parole del genere; in realtà si tratta di parole che hanno perso la sillaba finale (in origine erano adhùce, illìce, illùce).
2) “legge del trisillabismo”: in latino l’accento non può mai cadere oltre la terzultima sillaba, anche se questa è breve. Quindi può esserci al massimo una parola sdrucciola, tipo “tàvolo” (ad es. ìncipit), ma assolutamente non una parola bisdrucciola, tipo “telèfonami”.
3) “legge della penultima”: di norma l’accento cade sulla penultima sillaba se questa è lunga (nelle parole che hanno più di due sillabe). Ne consegue che nelle parole di tre o più sillabe, si possono verificare due casi:
– la penultima sillaba è lunga: in tal caso l’accento cade su di essa;
– la penultima sillaba è breve: in tal caso l’accento cade sulla sillaba precedente.

LA DIVISIONE IN SILLABE

Il numero delle sillabe dipende dal numero delle vocali, ma i dittonghi vengono contati una sola volta in questi casi:

Senato, se-na-tus 3 sillabe
Foederatus, foe-de-ra-tus 4 sillabe
Diligentia, di-li-gen-ti-a 5 sillabe, -ia- non formano dittongo

Utilizziamo in generale le stesse regole dell’italiano, tranne che per alcune particolarità:

1) Due consonanti vicine vengono divise tra le due sillabe che le comprendono; fanno eccezione a questa regola tutti i gruppi in cui vi sia almeno una consonante muta (p, b, t, d, c, g, che si ricordano perché vengono pronunciate sulle labbra), e fanno eccezione i gruppi: fl, fr.

Terra

ter-ra

Disco

dis-co

Magnanimus

mag-na-ni-mus (it.: ma-gna-ni-mo)

Astrum

as-trum (it.: a-stro)

Patria

pa-tri-a (-tr- fa parte delle eccezioni)

Tenebrae

te-ne-brae (-br- fa parte delle eccezioni)

Duplex

du-plex (-pl- fa parte delle eccezioni)

2) I gruppi qu e gu (dopo un suono nasale) rappresentano un suono a parte, che viene quindi unito alla vocale che segue:

Quattuor

quat-tu-or, (quattro)

Sanguis

san-guis, (sangue)

3) La i e la u semiconsonantiche formano la sillaba con la vocale che segue:

Iam

iam, monosillabo, (già)

Iuno

Iu-no, (Giunone)

Uita

ui-ta, (vita)

4) La x tra due vocali forma la sillaba con la vocale che segue:

Dixi

di-xi, (dissi)

5) Nelle parole che sono composte da una preposizione, che avrebbe senso a sé stante o è usata per molte parole, si considera la preposizione come una parte distinta dal resto, lasciandola intatta:

Inire in-i-re, (entrare)
Obligo ob-li-go (io lego)
Peroro per-o-ro (io peroro)

 

[fonti: latinovivo.com e brankaleone.free.fr]

  1. Ottima spiegazione perché è molto precisa e chiara .Grazie

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