SE NON SI POSSONO RITIRARE I COMPITI E METTERE LE NOTE SUL LIBRETTO …

dante medieIo l’ho sempre fatto. Intendiamoci, non a sorpresa. La prima cosa da fare è dire tutto chiaro e tondo, senza dar adito a equivoci. Avvisati e mezzi salvati. Da un brutto voto, si capisce.

E’ un classico: un biglietto nascosto oppure un appunto scarabocchiato sul palmo della mano. L’insegnante se ne accorge e ritira il compito. Poi, proprio per essere chiari e trasparenti, mette una nota sul libretto, che è più una comunicazione che una nota disciplinare vera e propria. A casa vengono a sapere che, nonostante le raccomandazioni, l’alunno/a è stato/a sorpreso/a mentre sbirciava degli appunti nascosti e per questo il compito viene ritirato. Poi, a seconda del docente, ci sono due modi di “trattare la questione”: si annulla la prova e se ne propone un’altra di lì a qualche giorno, oppure la prova non viene nemmeno corretta (ufficialmente, perché poi un’occhiata la si dà comunque, giusto per farsi un’idea, relativamente alla parte svolta), e viene assegnato “d’ufficio” un voto negativo, di solito due. Io opto per la seconda. Va da sé che poi verrà data all’interessato/a la possibilità di rimediare.

Così è successo ieri alla scuola media “Dante” di Trieste, la stessa che ho frequentato e in cui ho insegnato in occasione delle prime supplenze. Un ragazzino di 13 anni, bravo ma non preparato per quel compito. Può capitare ma lui non è tranquillo, si scarabocchia qualcosa sul palmo della mano, l’insegnante se ne accorge, gli ritira il compito e segnala il fatto alla famiglia tramite una nota sul libretto.

Da insegnante la definirei una normale routine. Quell’insegnante, proprio perché sa che quel ragazzino è bravo e non abituato a questi mezzucci, probabilmente non si preoccupa. Lascia l’aula senza pensare alla tragedia che incombe. Qualche minuto passa sempre prima che arrivi il docente dell’ora successiva.

Quando la collega raggiunge l’aula, non fa in tempo a mettere i libri sulla cattedra e sente un gran trambusto, urla indirizzate alla finestra. C’è quel ragazzino che sta in bilico sul davanzale, nessuno riesce a fermarlo. E dire che quelle finestre sono proprio alte, le conosco bene. A mala pena si riesce a notare, dall’esterno (per anni ho vissuto affacciata su quel cortile, dalla mia finestra vedevo l’edificio scolastico), delle teste che sbucano.

Il ragazzino, presumibilmente senza essere notato, ha preso una sedia, l’ha accostata alla finestra, ci è salito sopra e si è gettato nel vuoto. Fortunatamente è atterrato sul tetto della palestra, facendo comunque un volo di circa otto metri. L’esito, grazie al cielo, non è funesto: ha una gamba e il bacino fratturati, nessuna lesione alla testa e agli organi vitali. Se la caverà.

Io ora mi chiedo, da insegnante, se avrò ancora coraggio di agire nel modo descritto. Eppure solo due anni fa proprio ad una ragazzina di prima liceo, quasi coetanea di quel ragazzo, avevo ritirato una prova di Latino. Lei non aveva fatto drammi né aveva nascosto il fatto a casa. Anzi, mi aveva scritto una letterina in cui diceva più o meno: “Lei non mi conosce, non voglio che si faccia un’idea sbagliata di me perché sono una brava ragazza e voglio avere dei buoni risultati. Non so che mi ha preso, non mi sentivo sicura, non ero riuscita a studiare bene quelle regole. Mi scusi”.

Forse le femmine sono diverse. Forse basta un anno per superare certe fragilità. Forse non basta neppure un’intera vita, l’importante è non sprecarla.

[fonte della notizia e immagine: Il Piccolo]

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Da piccola preferivo parlare ... oggi mi piace scrivere

Pubblicato il 12 febbraio 2014, in docenti, famiglia, giovani d'oggi, scuola, studenti con tag , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 14 commenti.

  1. Ovviamente è sempre colpa della scuola!! A nessuno viene il dubbio che le cause di questa fragilità patologica siano da ricercare altrove…. E infatti, togliendo i no, togliendo i divieti, smettendo di dire con sincerità quello che non va bene guarda che bella gente che abbiamo creato!

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  2. Monique ha detto in parte quello che penso anch’io. Poi non puoi prevedere come reagirà una persona, devi fare il tuo lavoro. Per farti un esempio in piccolo, due mie amiche a cui non piace il rosa, regali una camicetta rosa ad entrambe: una ti dice grazie e se la tiene senza drammi, l’altra pensa che tu le voglia dire che lei è un porcellino perché il rosa ricorda quello. Questo per dirti che siamo tutti diversi. La reazione del ragazzino è stata eccessiva, chissà cosa gli è passato per la testa in quel momento. È rimasto male per la nota? Ha voluto attirare l’attenzione? Chissà.

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    • Di solito gesti così eclatanti hanno lo scopo di attirare l’attenzione però in questo caso, da come viene descritto il ragazzino, non mi pare. Piuttosto può sembrare una sorta di autopunizione, un gesto nemmeno dettato dalla paura della reazione dei genitori (visto che va bene a scuola, avrebbero capito che può succedere di avere un momento di defaillance).
      Certo, sono fatti che fanno riflettere.

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  3. Anch’io sostengo quanto scritto da Monique. Con tutta la pena e la tenerezza nei confronti di questo ragazzino emotivo e fragile, quell’emotività e fragilità spesso tipica proprio dei “bravi ragazzi”, diciamo che da un po’ di tempo la gente ha il suicidio facile.

    Se nel passato l’umanità si fosse regolata nello stesso modo, la popolazione mondiale propbabilmente ammonterebbe alla metà!

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    • Su questo hai ragione, per carità. Ma rimango perplessa di fronte ad una reazione così esagerata, considerato che il ragazzino non aveva motivo di temere rimproveri, un incidente di percorso lo si perdona a tutti. Comunque da ieri a martedì prossimo è scesa in campo la psicologa che aiuterà docenti, alunni e genitori a superare il trauma. E’ stato anche detto che, indipendentemente dalla durata della convalescenza del ragazzino, che non è in pericolo di vita né rischia conseguenze disabilitanti, si cercherà in tutti modi, anche con lezioni all’ospedale e in casa, di non fargli perdere l’anno. (LINK all’articolo de Il Piccolo)

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  4. E’ molto triste vedere quanto sono fragili oggi molti ragazzi. E, se non verranno abituati sin da piccoli a incontrare e superare difficoltà,a subire rimproveri e punizioni senza farne drammi, diventeranno adulti fragili. Il suicidio è solo rimandato, con l’aggravante che spesso poi si accompagna all’uccisione dei propri cari. Penso che la famiglia e la scuola dovrebbero porsi come comune obiettivo primario la costruzione di personalità forti ed equilibrate

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    • Ma per fare ciò che dici c’è bisogno di corsi di formazione che lo Stato non è disposto a finanziare. Spesso i genitori sono i primi a non accorgersi del problema e se i docenti se ne accorgono, non hanno gli strumenti per porvi rimedio.

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