UN BAMBINO HA DUE MAMME: NIENTE FESTA DEL PAPA’ A SCUOLA

festa_del_papaRicordo quando i miei bimbi tornavano a casa dall’asilo o dalla scuola elementare tutti felici, stringendo nelle manine il regaletto per la mamma o per il papà. Gli occhi erano luminosi, il sorriso, a volte sdentato, era espressione della gioia e dell’orgoglio, quello di aver preparato un semplice biglietto oppure una poesia o un piccolo oggetto da donare ai genitori in occasione della festa della Mamma e di quella del Papà. Mio marito tiene ancora in macchina un block notes a forma di automobile, con la scritta “Per il mio papà”, che il secondogenito gli aveva confezionato alla scuola materna.

A parte i ricordi, devo essere sincera che non ho mai tenuto in grande considerazione queste feste perché ritengo che siano figlie del consumismo e facciano dimenticare la ragione per cui la festa della Mamma si celebra a maggio, mese dedicato alla Madonna, la madre di Gesù, e quella del Papà il 19 marzo, giorno in cui la Chiesa festeggia San Giuseppe, padre putativo di Cristo.
Però so per certo che i bambini in età scolare ci tengono molto, proprio perché hanno modo di dimostrare ai genitori la propria capacità manuale, seppur nella maggior parte dei casi siano le maestre a dare il tocco finale ai regaletti preparati.

Per questo motivo, per i ricordi che ancora custodisco, la notizia letta sul Corriere di oggi mi ha lasciata sconcertata.
In una scuola materna di Roma, le insegnanti, dopo aver sentito una psicologa, hanno deciso di cancellare la festa del papà, sostituita da una generica festa della famiglia, in occasione del 19 marzo, San Giuseppe e Festa del Papà. Il motivo? La scuola è frequentata da un bambino che ha due mamme … e nessun papà. Ma gli altri genitori non ci stanno e, numerosi, hanno inoltrato una formale protesta al Municipio II, di competenza per l’istituto. L’assessore municipale alle Politiche educative Gloria Pasquali ha dato loro ragione: «Mi sento di condividere il disappunto di queste famiglie, non si tratta di discriminare qualcuno ma credo che non sia corretto cambiare così il calendario delle attività scolastiche e che non sia nemmeno educativo per chi non ha il papà».

Anche Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio, è d’accordo: «Quello che ci sta a cuore – ha detto – non è la polemica fine a se stessa, ma il bene del bambino in questione. Quanti altri bambini in Italia vivono senza avere accanto i propri genitori? Penso ai bambini orfani ad esempio o a molti figli di genitori separati, anche per loro bisognerebbe non vivere questa festa? E dopo? Cancelliamo anche la festa della Mamma per tutti i casi inversi?».

Naturalmente, di tutt’altro avviso le associazioni a sostegno delle famiglie omogenitoriali. Per conoscere le loro posizioni vi rimando alla lettura dell’articolo linkato, non perché ritenga non abbiano diritto allo spazio in questo post ma solo per non dilungarmi troppo. Vi invito pure a leggere i numerosissimi commenti, alcuni dei quali davvero scioccanti.

Detto questo, io non ho alcuna riserva a prendere posizione: dopo l’abolizione delle recite di Natale per non offendere i bambini che professano religioni diverse dalla Cattolica, dopo che nel reparto di maternità si decide di sostituire il braccialetto destinato al “padre” con la dicitura generica “partner”, per non ferire la suscettibilità di due donne omosessuali, ora ci mancava pure l’abolizione della festa del Papà.
Intendiamoci: io sarei anche favorevole a lasciarla passare sotto silenzio, ma con altre motivazioni. Magari dicendo ai bambini che la festa di Mamma e Papà è ogni giorno tutte le volte che li prendono in braccio, li cullano, cantano loro la ninnananna, asciugano le lacrime quando sono tristi e partecipano alla loro gioia ridendo e giocando con loro.
Oppure, l’abolirei pensando a tutti i bambini meno fortunati che sono figli di coppie separate o hanno perduto uno dei genitori oppure sono stati abbandonati.

Ma rinunciare alla tradizione per non urtare la suscettibilità di chi rimane sempre un’esigua minoranza, proprio no, non lo trovo giusto. Che poi, onestamente, i bambini nati in famiglie omogenitoriali hanno già capito di essere “diversi”, sono perfettamente consapevoli di vivere in un contesto familiare anomalo rispetto lo standard. Non hanno certo bisogno di una Festa del Papà per rendersene conto.

Credo sia più facile spiegare a questo bambino perché non ha alcun regaletto da preparare per il papà piuttosto che dire a tutti gli altri che non possono preparare un dono per il loro.

[immagine da questo sito]

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Da piccola preferivo parlare ... oggi mi piace scrivere

Pubblicato il 16 marzo 2013, in famiglia, scuola primaria con tag , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 10 commenti.

  1. Sono d’accordo con te! Il bambino con 2 mamme sarà già a conoscenza del perchè non abbia un papà ,per cui non è giusto penalizzare tutti gli altri bambini che aspettano questa festa.
    Buona domenica Marisa.
    liù

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  2. Siamo alle solite. Credo che siamo sostanzialmente incapaci di “rispettare” le minoranze: o le discriminiamo, o ci mettiamo a 90°, pare che una via di mezzo non esista.

    Chiaramente sono d’accordo con te, e poi così si acuiscono le discriminazioni, perché diventa che “per colpa di quelli” non si è fatto qualcosa di tradizionale e a cui magari si teneva.

    Io rispetto l’altro, ma non mi adeguo a lui. Lascio che lui possa fare la sua vita ma io, se permetti, voglio fare la mia.

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    • Alla fine si subisce la discriminazione al contrario, per non offendere la minoranza.

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      • Secondo me non è tanto il timore di offendere la minoranza, quanto la paura di essere scambiati per razzisti, e in fondo al cuore temere di scoprire che è vero.

        Davvero, il razzismo sarà superato quando ci sentiremo liberi di dire a un nero “brutto [beeeeeep]!” senza pensare alla razza.

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      • Hai ragione, ma ciò vale per tutti, intendiamoci, indipendentemente dalla razza, religione o colore della pelle. Voglio dire, ci vuole coraggio ad insultare chiunque, ma per insultare qualcuno di “diverso” (l’ho virgolettato sperando di non essere fraintesa, non tanto da te, tu mi capisci al volo) ce ne vuole di più.

        Ricordo che qualche anno fa sotto casa c’era un ristorante arabo. Un giorno uno dei titolari ha piazzato la sua auto in mezzo al cortile (ovviamente non avrebbe potuto sostare da nessuna parte, se non per lo scarico merci), impedendomi di entrare nel mio garage. L’ho chiamato, mantenendo la calma, invitandolo a spostarla e lui, guardando la sua auto e la mia, mi ha detto: “ce la fai a entrare”. Allora gli ho fatto notare che lui era comunque dalla parte del torto e anche se con dieci manovre avrei potuto entrare lo stesso nel mio garage, lui aveva violato un regolamento condominiale e quindi era dalla parte del torto. Mi ha guardata e ha detto: “Donne incapaci di guidare” e io, di rimando: “ma sai che sei proprio str***zo!”. Ha risposto: “razzista”, ovviamente. Ho dovuto spiegargli che, davanti ad un atteggiamento del genere, avrei detto la stessa cosa anche a un italiano. Mica l’ho convinto 😦 però ha spostato la macchina appena sceso mio marito che dalla terrazza si è goduto tutta la scena.

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      • A volte l’essere diversi diventa un alibi, una scusa buona per non farsi un esame di coscienza e mettersi in discussione.

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