DDL STABILITA’ E CATTEDRE DI 24 ORE: ANCORA DUBBI E BUGIE. ORA LO CHIAMANO “BISOGNO PROFONDO DI INNOVAZIONE”

Non c’è vergogna né pudore: dopo aver inserito nel ddl Stabilità l’art. 3, comma 42 che prevede l’innalzamento dell’orario di insegnamento per i docenti delle scuole secondarie di I e II grado dalle attuali 18 ore a 24, invocando la necessità di “equiparare l’impegno dei docenti italiani a quello dei colleghi dell’Europa occidentale” (che, guarda caso lavorano in media di meno delle attuali 18 ore), celando in modo alquanto maldestro la volontà di far cassa attraverso i famigerati tagli, ora il ministero dichiara che si tratta di un “profondo bisogno di innovazione nell’ambito dell’istruzione e della formazione“.

Onestamente non so di cosa si stia parlando. So che di ora in ora si rincorrono conferme e smentite. Tant’è che i timori a volte sembrano esagerati altre più che fondati. Nel frattempo il malumore serpeggia nei corridoi, nelle sale insegnanti, nelle alule scolastiche. Si sta pensando a come reagire, cosa fare, cosa proporre, indire assemblee, coinvolgere chi … non si sa. C’è tanta confusione e un’apprensione che mai, almeno per chi come me sta in cattedra da tanti anni, si era provata.

Ad ogni proposta precedente, da qualsiasi ministro provenisse, si assumeva una posizione di diffidenza, visto che l’abilità che, negli ultimi vent’anni almeno, tutti hanno palesemente manifestato è stata quella di cambiare le carte in tavola. Detta una cosa, subito se ne diceva un’altra per poi farne una terza. Arrivavano le smentite delle smentite e, di fronte a un atteggiamento del genere, si prendevano le distanze. Si diceva: tanto non fanno sul serio. Poi, quando davvero ci si rendeva conto che non scherzavano, si incassava il tutto con quella rassegnazione che è tipica di chi si sente una marionetta i cui fili possono essere tirati a piacere senza poter fare assolutamente nulla, senza poter opporre alcuna resistenza.

Mai, però, si era arrivati a sentirsi meno di una marionetta, meno di un burattino, piuttosto un sacco delle immondizie pronto ad essere gettato nella discarica dei senza dignità. Di quelli che contano meno di zero che, però, hanno in mano il futuro di chi un giorno farà parte del mondo del lavoro, della politica, della magistratura, della sanità … Andando avanti di questo passo, il nostro Paese sarà davvero in buone mani.

La scuola e il sistema di formazione dovrebbero essere una priorità assoluta per chi ci governa. Eppure non è mai stato così. L’Italia è fra i tre Paesi europei che spende meno per l’istruzione, solo lo 0,8 del PIL (vedi Rapporto EURYDICE 2012). Sulla scuola si risparmia, si taglia, si “ottimizzano le risorse”. La formazione degli insegnanti è sempre stata un problema di coscienza del singolo, mai sentita come necessità per migliorare il sistema scolastico. Il lavoro dei docenti è sempre stato basato sulla buona volontà di chi dà il giusto valore alla professione che svolge e sull’assoluta noncuranza di quelli che, invece, pensano di risparmiare energie lavorando il meno possibile. Tanto per quel che si guadagna …

Lo stipendio degli insegnanti italiani è agli ultimi posti in Europa (per fare un esempio, i finlandesi, l’eccellenza europea secondo i dati OCSE, guadagnano sino a 61mila euro annui lordi dopo 16 anni di servizio, mentre, in Italia, si arriva a 48mila euro lordi dopo 35 anni di servizio), ma questo non lo si dice. Ci sbandierano, invece, delle falsità sull’impegno didattico (ovvero, le ore di insegnamento frontale, a scanso di equivoci) dei colleghi europei che in media lavorano 16,3 ore. Altro che le 18 attuali e le 24 che il ddl vorrebbe affibbiarci!

Le prospettive sono tutt’altro che rosee. Eravamo abituati a essere considerati l’ultima ruota del carro, anzi, del carrozzone sgangherato come ormai è considerata la scuola pubblica, ma fino a questo punto … Profumo, dopo aver annunciato l’aumento delle ore, pensa di darci il contentino con 15 giorni di ferie in più. Sapete qual è il commento di gran parte dell’opinione pubblica? Ancora ferie? Ma se hanno già tre mesi … Nessuno considera che quei 15 gg in più sarebbero da fruire sempre nel periodo estivo, quando comunque non si è in servizio attivo a scuola, essendo sospese le attività didattiche. Quello che poi la gente non capisce è che questo contentino equivarrebbe a uno specchio per le allodole qualora lo fossimo. Ma non lo siamo e comprendiamo fin troppo bene che pochi potrebbero davvero usufruire delle ferie supplementari. Vediamo perché.

Chi insegna alle superiori ed è impegnato negli esami di Stato di fatto è in servizio attivo fino a metà luglio, più o meno. Sempre nello stesso ordine e grado di scuola da qualche anno c’è l’onere dei Debiti Formativi che gli studenti devono superare per essere ammessi alla classe successiva. Da anni i dirigenti tentano di far svolgere le prove per il superamento dei DF entro la fine di agosto, e in molti casi ci riescono pure. La tendenza generale è di rimandare il tutto a settembre, concludendo le operazioni (scrutini compresi) entro la prima settimana del mese, anche se in qualche caso si arriva a un compromesso e si iniziano gli “esami” l’ultimo lunedì di agosto. Ne consegue che, visto che il ddl specifica che tale periodo supplementare di ferie debba essere goduto nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative, velato riferimento agli “esami di settembre”, sarebbe comunque difficile per molti poter davvero farsi tutti e 51 giorni di ferie (suddivisi in: 32 di ferie vere e proprie + 4 gg di recupero delle festività soppresse + 15 gg supplementari proposti). Senza contare che i 6 gg cui avremmo diritto nel periodo delle lezioni, di fatto non li possiamo chiedere perché spesso i dirigenti pongono un limite al numero delle richieste, esigono che si trovino dei docenti disponibili per la sostituzione (il che implica che poi quelle ore le si debba restituire … ma allora di che ferie stiamo parlando?!) e che venga rispettata la norma che prevede la concessione delle ferie a patto che non ci siano oneri aggiuntivi per l’amministrazione.

Ma veniamo, dunque, agli effetti che avrebbe l’aumento delle ore di lezione sull’occupazione. Le ultime notizie parlano di chiarimenti sulla base della relazione tecnica che accompagna il ddl, in particolare il comma 42 dell’art. 3. “la norma in questione non comporta modifiche e in particolare riduzioni di organico … mantiene immutato l’orario di cattedra”, si legge a pagina 68. Ma allora perché finora si è parlato di un aumento delle ore di insegnamento? Pare che le ore aggiuntive debbano essere usate per la copertura degli spezzoni orario disponibili nella istituzione scolastica di titolarità, per spezzoni di sostegno e per le supplenze brevi e saltuarie. La corretta interpretazione va, però, in un’altra direzione rispetto alle voci della prima ora: la nuova norma prevede che il personale in questione sarà d’ora in poi obbligato alla copertura dello spezzone senza ricevere più una remunerazione aggiuntiva per questo.

Fin qui c’eravamo arrivati. Ma, fatti due conti, ci era parso di capire che a seguito dell’applicazione delle nuove disposizioni, il 30% delle cattedre venisse coperto dal personale superstite, dopo l’innalzamento delle ore di cattedra da 18 a 24. Sembra che le cose non stiano proprio così. Sarà il dirigente scolastico ad assegnare le ore in più ai docenti, con quale criterio non è dato sapere, coprendo più della metà degli spezzoni disponibili (9.269) mentre i rimanenti (11.483) saranno assegnati a personale precario, con supplenze fino al termine delle attività.
Agendo in questo modo, si arriverebbe a un risparmio di 265.705.154 euro, risparmio che deve essere garantito, come ha detto il ministro Profumo a Bersani che ha criticato questa parte del ddl, qualora si trovassero delle soluzioni alternative.

Così commenta la proposta di Profumo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda: «L’ispirazione della proposta muove dal dibattito culturale nel Paese sulla centralità della scuola. È infatti evidente ed emerge da tutta la letteratura pedagogica e organizzativa nonché dai confronti con le scuole europee che il nostro sistema di istruzione e formazione ha un bisogno profondo di innovazione». «Sarebbe importante riflettere sulla possibilità di considerare l’orario di lavoro dei docenti in modo nuovo, flessibile, capace di rispondere alle esigenze formative di tutti e di ciascuno, di programmare e autovalutare azioni innovative molteplici, di progettare percorsi di recupero e di valorizzazione delle inclinazione e dei talenti di ciascuno. Si tratta di una prospettiva culturale e politica seria sulla quale il ministro dell’Istruzione auspica che, a prescindere dalle soluzioni, anche diverse, che si troveranno per rispondere alle esigenze di bilancio, si possano confrontare le diverse opzioni miranti a costruire una scuola più equa, più solidale e più moderna».

Le osservazioni di Giarda sono certamente condivisibili. Quel che stona, in questo frangente, è l’invocare innovazione e flessibilità calando dall’alto un aumento dell’orario di cattedra, non si sa se per tutti o per qualcuno, né si capisce con quali criteri avverrà l’assegnazione delle ore in più per coprire spezzoni e supplenze brevi, per una questione dichiaratamente economica. Sono ancora necessari dei tagli? Ditelo senza tirar fuori scuse e soprattutto senza parlare di innovazione perché la scuola è già stata penalizzata negli ultimi anni dai tagli imposti dalla Gelmini e da Tremonti e per migliorarne la qualità o anche solo l’organizzazione non si può continuare a tagliare indiscriminatamente senza considerare che l’orario di lavoro – per tutti i dipendenti, pubblici e privati – è stabilito da un regolare contratto. Il nostro è scaduto da anni e, invece di rinnovarlo per poter offrire ai docenti uno stipendio più decoroso e finanziare la scuola investendo in qualità e formazione degli insegnanti (altro che digitalizzazione… ), si porta all’esasperazione anche i docenti che hanno sempre lavorato con impegno e coscienza ma che hanno evidentemente raggiunto il limite della sopportazione, e fisica e morale.

Tante belle parole non bastano per chiedere un sacrificio. Gli insegnanti hanno già fatto molti sacrifici. Ora è il turno dei politici. Che incomincino a tagliare stipendi e numero di parlamentari, perlopiù assenteisti. Poi, caso mai, potranno chiedere anche a noi qualche sacrificio in più.

[fonti: ilSole24ore e Tuttoscuola.com]

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Pubblicato il 18 ottobre 2012, in docenti, Francesco Profumo, Lavoro, precariato, scuola con tag , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 15 commenti.

  1. Non è un caso che si massacri la scuola… non ci sono soldi per la scuola, non ci sono i soldi per la sanità, non ci sono i soldi per le elezioni: tu sei docente di storia se non sbaglio, ti viene in mente niente? Un popolo ignorante, malato, che non vota, mentre i “signori” gozzovigliano, fammi un po’ pensare…

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    • Sì, insegno storia ma quella antica e medievale, però. Tuttavia, non posso non pensare che gli antichi Romani offrivano al popolo, che doveva essere ignorante e credulone (anche i nostri politici lo vorrebbero …), panem et circenses … Ora, il pane ce lo dobbiamo comprare e costa anche parecchio. Se vogliamo divertirci, cinema e teatro hanno prezzi proibitivi … insomma si stava meglio quando si stava peggio. 😦

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  2. Sono troppo indignata cara Marisa… Però vedo che molte scuole italiane si stanno muovendo con mozioni e iniziative. Il punto resta un sistema educativo allo sfascio e un’opinione pubblica contro, come ho raccontato nel mio post a riguardo.
    A presto, Ester.

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    • Un malessere così diffuso non l’ho mai percepito, nemmeno ai tempi della famigerata riforma Gelmini. Vabbè essere presi per i fondelli ma subire una vera e propria dittatura è decisamente troppo.
      Anche qui ci stiamo muovendo ma onestamente credo si tratti, come hai ben detto tu altrove, di una guerra tra poveri. Ora gli insegnanti delle primarie vanno dicendo che loro le 24 ore se le fanno da mo’ e che guadagnano meno di noi. A questo punto, che dobbiamo fare? Se non ci capiamo tra di noi …

      Coraggio! A presto.

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  3. Gli insegnanti delle primarie erano diplomati e quindi inquadrati diversamente da quelli delle secondarie,tenendo conto anche del fatto che iniziavano a lavorare 4 anni prima ; certo se anche a loro è richiesta una laurea,le cose devono cambiare. Comunque non si tiene conto del fatto che una lezione in un liceo richiede una preparazione più accurata che nelle primarie,perché gli alunni più sono grandi di età e più giudicano. Penso che si dovrebbero mettere da parte i particolarismi e fare fronte comune.E, conteggiando le ore, andrebbe considerato il problema delle “ore buche”, che è proprio delle scuole secondarie.In ogni caso insisto:AUMENTARE IL CARICO ORARIO E NON LO STIPENDIO E’ ANTICOSTITUZIONALE ,PERCHè DIMINUISCE LA RETRIBUZIONE ORARIA. A meno che non si facciano nuovi contratti per tutto il settore pubblico(manager e magistrati compresi).CHE ASPETTANO I SINDACATI A MUOVERSI IN QUESTA DIREZIONE?

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    • @lilipi: i sindacati? ma perché, esistono ancora?

      Il fatto è che scatenano la guerra tra poveri, professionisti e imprenditori contro lavoratori dipendenti e, all’interno di ogni gruppo, altri sottogruppi in lotta tra di loro: insegnanti di primarie contro quelli di secondarie, impiegati contro operai… è questo il nostro male, non guardare al di là del nostro naso, e ritenere che l’erba del vicina sia sempre più verde.

      Ingiustamente più verde.

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    • @ lilipi

      Nel precedente commento mi riferivo a una discussione cui sto partecipando sul sito di Tuttoscuola.com (questo è il LINK).
      A me le ore buche fanno pure comodo (con 24 h di cattedra, poi, guai se non dovessi averle … già con 18 sopravvivo a stento quando ho 4 ore di seguito, di cui due nella stessa classe), tuttavia bisogna riconoscere che si tratta di un’anomalia che esiste solo nel nostro lavoro.
      I sindacati hanno indetto uno sciopero per il 24 novembre … sabato. Dopo non si lamentino se per l’opinione pubblica siamo quelli che vogliono solo fare un ponte! E comunque il 24 novembre sinceramente mi sembra un po’ tardi.

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